Roma, 14 ago. (askanews) – È di fatto partita la gara per il dopo-Kishida in Giappone. Le fazioni del Partito Liberaldemocratico (Jiminto), la formazione che mantiene le redini del governo nipponico in maniera quasi ininterrotta dagli anni ’50, hanno dato inizio alle loro schermaglie per nominare i pesi massimi del partito per le elezioni interne, dopo che il primo ministro Fumio Kishida ha annunciato oggi che non si candiderà e cederà la presidenza e, quindi, in maniera automatica, il posto di primo ministro.
Il totonomi è pienamente in corso sulla stampa giapponese e i nomi che si fanno sono diversi. Uno di questi è l’ex segretario del Jiminto Shigeru Ishiba. Ma tra i papabili più spesso indicati ci sono anche l’attuale segretario Toshimitsu Motegi, il ministro per il Digitale (ed ex ministro degli Esteri) Taro Kono, ma anche l’ex ministro dell’Ambiente Shinjiro Koizumi (figlio dell’ex primo ministro Jun’ichiro Koizumi) e la ministra per la Sicurezza economia Sanae Takaichi (il Giappone non ha mai avuto una donna a capo del governo).
Per candidarsi alla presidenza, un esponente politico deve ottenere il sostegno di almeno 20 parlamentari del partito, un ostacolo facilmente superabile per alcuni dei pesi massimi. Solitamente le elezioni interne a cui non si candida il presidente uscente solleticano gli appetiti delle fazioni e risultano piuttosto affollate. Gli ultimi esempi sono stati i cinque candidati del 2012 e i quattro del 2021. E’ probabile quindi che parta un corteggiamento serrato dei parlamentari per riuscire ad arrivare alla soglia dei 20 e, in questo, le fazioni (habatsu) sono fondamentali.
Il Jiminto vive un momento difficile, con i consensi in netto calo dopo la serie di scandali che hanno caratterizzato la gestione Kishida. Dopo l’uccisione dell’ex primo ministro Shinzo Abe, vero peso massimo del partito (e si dice che fosse pronto a riprendere le redini del governo), è scoppiato prima lo scandalo dei rapporti tra diversi parlamentari e la Chiesa dell’Unificazione, il culto piuttosto controverso fondato dal sudcoreano reverendo Moon, e poi una serie di scandali sessuali ed economici.