Pippo Catania, che dolore hai lasciato sulla Terra, che tristezza. Ma la cosa che strazia il cuore è che sei morto senza poterti difendere, sei stato preso alle spalle, a tradimento, dopo una giocata a carta con gli amici. E sei stramazzato sul marciapiede privo di vita, davanti il bar “Il Moro”, incurvato sul fianco destro. Portavi una maglietta azzurra e pantaloni corti, dello stesso colore. Che grande uomo che sei stato. Sempre affettuoso e sorridente, sempre scherzoso e solare. Col vespino giravi il paese e sapevi tutto di tutti. Un amico. La gente ti ha sempre apprezzato e stimato per il tuo vivere sano, educato e rispettoso, valori che hai saputo trasmettere alla tua famiglia, ai tuoi figli. L’ultima volta ci siamo visti avantieri e tu, sempre col sorriso che illuminava il tuo volto, mi hai detto: “giornalista che notizie abbiamo oggi”. Chi l’avrebbe detto che dopo due giorni avrei dovuto parlare di te, del tuo assassinio, della tua improvvisa dipartita. Mi sforzo a non pensarci, ma l’emozione mi assale e sento che una lacrima lentamente mi sta solcando il viso e poi scivola sulla tastiera. E piango. Tutta Furci piange. Un paese in lutto perché ha perso un galantuomo, un marito e padre esemplare, un amico eccezionale. Se puoi, da lassù, illuminaci la via e regalaci ancora la tua innata allegria ed il tuo largo sorriso.