Il problema dell’obsolescenza delle apparecchiature sanitarie si fa sempre più evidente. Secondo il report ‘Le grandi apparecchiature sanitarie in Italia’, realizzato da Agenas, il 37% di Tac, risonanze magnetiche e mammografi presenti nelle strutture sanitarie italiane ha oltre dieci anni di vita. Mentre il 34% ha un’età minore o uguale a 5 anni e il 29% tra 5 e 10 anni. L’accesso a strumentazioni moderne ed efficienti è essenziale per garantire diagnosi tempestive e ridurre le liste d’attesa, ma la distribuzione di queste apparecchiature sul territorio nazionale è tutt’altro che omogenea.
Il divario tra Nord e Sud nella dotazione tecnologica
Se da un lato regioni come Lombardia, Lazio e Campania guidano la classifica per numero di dispositivi, dall’altro il Sud e le isole continuano a essere penalizzate. La Sicilia, con 144 risonanze magnetiche, ha una dotazione superiore rispetto alla Calabria (58) ma comunque inferiore rispetto alla Puglia (159). Ancora più critica è la situazione per le Tac, con regioni come la Sardegna e l’Abruzzo che ne possiedono meno di 50, mentre la sola Lombardia ne conta 321.
Strutture pubbliche e private: chi possiede le apparecchiature?
Il 51% delle grandi apparecchiature sanitarie si trova nelle strutture pubbliche, mentre il restante 49% è suddiviso tra privato accreditato (44%) e privato non accreditato. Le differenze sono significative a seconda della tipologia di dispositivo: il 60% delle risonanze magnetiche è collocato in strutture private accreditate, mentre per i mammografi la quota è del 52%. Questo dato evidenzia come, soprattutto al Sud, i cittadini siano spesso costretti a rivolgersi al privato per ottenere esami diagnostici, con un conseguente aggravio di spese.
A livello europeo, l’Italia presenta un numero di Tac e risonanze magnetiche per milione di abitanti simile alla Germania e superiore a Spagna e Francia. Il problema rimane la distribuzione interna: mentre il Nord vanta un numero elevato di apparecchiature moderne, il Sud deve fare i conti con dispositivi spesso obsoleti e strutture carenti.
(Marta Galano)