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mercoledì, Aprile 2, 2025
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Da Tac a mammografi, più di una su tre ha oltre 10 anni di vita

Il problema dell’obsolescenza delle apparecchiature sanitarie si fa sempre più evidente. Secondo il report ‘Le grandi apparecchiature sanitarie in Italia’, realizzato da Agenas, il 37% di Tac, risonanze magnetiche e mammografi presenti nelle strutture sanitarie italiane ha oltre dieci anni di vita. Mentre il 34% ha un’età minore o uguale a 5 anni e il 29% tra 5 e 10 anni. L’accesso a strumentazioni moderne ed efficienti è essenziale per garantire diagnosi tempestive e ridurre le liste d’attesa, ma la distribuzione di queste apparecchiature sul territorio nazionale è tutt’altro che omogenea.

Il divario tra Nord e Sud nella dotazione tecnologica

Se da un lato regioni come Lombardia, Lazio e Campania guidano la classifica per numero di dispositivi, dall’altro il Sud e le isole continuano a essere penalizzate. La Sicilia, con 144 risonanze magnetiche, ha una dotazione superiore rispetto alla Calabria (58) ma comunque inferiore rispetto alla Puglia (159). Ancora più critica è la situazione per le Tac, con regioni come la Sardegna e l’Abruzzo che ne possiedono meno di 50, mentre la sola Lombardia ne conta 321.

Strutture pubbliche e private: chi possiede le apparecchiature?

Il 51% delle grandi apparecchiature sanitarie si trova nelle strutture pubbliche, mentre il restante 49% è suddiviso tra privato accreditato (44%) e privato non accreditato. Le differenze sono significative a seconda della tipologia di dispositivo: il 60% delle risonanze magnetiche è collocato in strutture private accreditate, mentre per i mammografi la quota è del 52%. Questo dato evidenzia come, soprattutto al Sud, i cittadini siano spesso costretti a rivolgersi al privato per ottenere esami diagnostici, con un conseguente aggravio di spese.

A livello europeo, l’Italia presenta un numero di Tac e risonanze magnetiche per milione di abitanti simile alla Germania e superiore a Spagna e Francia. Il problema rimane la distribuzione interna: mentre il Nord vanta un numero elevato di apparecchiature moderne, il Sud deve fare i conti con dispositivi spesso obsoleti e strutture carenti.

(Marta Galano)

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