(Askanews) – Uve sane e di qualità nonostante la siccità abbia messo a dura prova la vendemmia siciliana appena conclusa con un calo medio di circa il 20%. Iniziata a metà luglio negli areali della Sicilia occidentale, con oltre quindici giorni di anticipo, la vendemmia si è chiusa in questi giorni nei territori dell’Etna. “Il bilancio conclusivo che possiamo fare dalla vendemmia 2024 rispecchia quanto già potevamo presagire: abbiamo avuto un calo nella produzione che si attesta intorno al 20%, dovuto sicuramente alle scarse piogge durante tutto l’inverno che non hanno permesso di rimpinguare le riserve idriche del terreno e di affrontare nelle migliori condizioni un’estate lunga e calda” dichiara Antonio Rallo, presidente del Consorzio Vini Doc Sicilia, spiegando che la situazione, a fine vendemmia, è eterogenea nel territorio siciliano. A Nordest la quantità di uva raccolta è nella media, mentre ad Ovest le perdite sono state maggiori. Se la quantità lascia i produttori insoddisfatti – aggiunge Rallo – la qualità delle uve raggiunge picchi storici di eccellenza, in particolare per alcune varietà simbolo della Sicilia quali Nero d’Avola, Grillo e Frappato”.
“Il calo stimato è del 10-15% rispetto all’annata 2022 ma le uve sono perfettamente sane e di qualità. Perricone, Grillo, Catarratto e Syrah hanno mostrato in questa annata grande resistenza e qualità” commenta Mario Di Lorenzo, presidente del Consorzio Doc Monreale, che conta dieci associati, un Disciplinare rinnovato e territori con un’altezza che varia dai 300 ai 600 metri sul livello del mare. “Il Marsala di questa vendemmia sarà unico e di qualità eccellente perché i vini base di Grillo, Catarratto e Insolia, hanno raggiunto, grazie ad una perfetta maturazione, una gradazione ottimale di quasi due gradi in più, arrivando fino a 12 gradi” racconta Benedetto Renda, presidente del Consorzio per la tutela del vino Marsala Doc, Denominazione che chiude questa vendemmia con una perdita che si assesta in media al 30%.
Bilancio positivo anche per il Cerasuolo di Vittoria Docg, il cui Consorzio stima rese inferiori a quelle degli ultimi anni ma grande qualità. “Il nostro areale ha nel Frappato e Nero d’Avola un grande punto di forza: sono due varietà tipicamente meridionali e particolarmente adatte ad areali contraddistinti da scarsa piovosità” dice il presidente Guglielmo Manenti, sottolineando che “grazie al lavoro di selezione del viticoltore, hanno incrementato la capacità di resilienza nel superamento di annate siccitose, aiutato anche dalle importanti escursioni termiche tra la notte e il giorno, di cui gode l’areale, insieme a condizioni di ventilazione ristoratrici”.
Nei territori del versante Nord-Est, a Messina, l’unica provincia che vanta tre Doc (Faro, Malvasia delle Lipari, Mamertino) tra la terraferma e le isole Eolie, la presidente del Consorzio Faro Doc, Enza La Fauci, afferma che “ci aspettiamo dei rossi freschi con una buona complessità e struttura”, spiegando che “tra i vitigni che hanno reagito meglio alla siccità: il Nocera, perché robusto, ma anche il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio”. “Il calo è in media del 20-30%” aggiunge la presidente della Doc Mamertino, Flora Mondello, che parla di “una qualità senza dubbio indiscutibile, con rossi eleganti e bianchi profumati”. Il Consorzio Malvasia delle Lipari registra anch’esso un calo produttivo tra il 20 e il 30%. “Una vendemmia di qualità – commenta il presidente Mauro Pollastri – con bianchi dal profilo organolettico che punta su aromaticità, intensità, persistenza e dal lungo invecchiamento”.
“A Pantelleria, nella maggior parte dei vigneti, la vendemmia dello Zibibbo è iniziata e si è conclusa in anticipo di circa una settimana e sono state raccolte uve sane e ben mature, caratterizzate da una qualità più che buona con punte di eccellenza nonostante il calo stimato sia del 40%” afferma Benedetto Renda, presidente del Consorzio Pantelleria Doc che vanta 406 ettari vitati e 322 viticoltori. A chiudere la lunga vendemmia siciliana, i produttori del vulcano. In attesa dei dati ufficiali del Sian, il Consorzio Etna Doc conferma la previsione di un +60% rispetto al 2023, quando si registrò un -42%. “Dopo un periodo di siccità, la maggior parte della produzione etnea in area Doc ha goduto di leggere ma continue piogge da fine luglio e ciò ha permesso alle piante di riequilibrare il proprio stato idrico” spiega il presidente del Consorzio Etna Doc, Francesco Cambria, rimarcando che “per molti produttori la 2024 sarà un’annata decisamente interessante”.
Chiude la vendemmia siciliana: calo medio del 20% ma uve sane
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