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venerdì, Novembre 22, 2024
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Caos aeroporti, allarme incendi, blackout elettrici: non è la ‘tempesta perfetta’

Potremmo definirla la ‘tempesta perfetta’, ma non sarebbe onesto né corretto perché lascerebbe presagire qualcosa di ineluttabile. Oggi però l’unica cosa che non si può impedire è soltanto la temperatura oltre i 40 gradi, divenuta una costante in questo torrido luglio. Per il resto: il caos aeroporti, i blackout elettrici a Catania e Siracusa, gli incendi che stanno divampando in tutta la Sicilia di ineluttabile hanno poco o nulla. Sono delle conseguenze di atti dolosi o colposi che sarà poi la magistratura ad accertare. Ai probabili atti criminali aggiungiamo in combo un po’ di incuria, negligenza, scarsa manutenzione, zero prevenzione, miopia programmatica ed ecco come si manda al tappeto una regione come la Sicilia, in piena estate.

Tutto ciò impone alcune riflessioni. Partendo da alcuni inoppugnabili dati di fatto: a essere penalizzati sono i cittadini (residenti, viaggiatori e turisti), a essere macchiata è l’immagine della Sicilia con il suo brand nel mondo, a essere danneggiato è tutto l’indotto legato al turismo, sono gli imprenditori agricoli con gli allevamenti in ginocchio.

Da otto giorni il terminal A dell’aeroporto Fontanarossa è chiuso, con enormi disagi per migliaia di passeggeri, di siciliani fuori sede che aspettano l’estate per il ritorno a casa per le ferie, di turisti di tutto il mondo rimpallati da uno scalo all’altro con poche informazioni e tanta rabbia. Non ci sono comunicazioni chiare, la Società aeroporto di Catania è desaparecido, le compagnie aeree idem, le Istituzioni nazionali e locali litigano nel più classico e consolidato gioco allo scaricabarile. I media nazionali per giorni hanno ignorato il problema.

A Catania e a Siracusa nelle ultime 48 ore si sono registrate continue interruzioni di energia elettrica a causa – è stato spiegato – dell’eccessivo caldo che ha determinato un’incapacità di resistenza al calore dei cavi interrati. Questo ha generato per molte ore la mancanza di acqua nella città etnea e in alcune zone dell’hinterland.

Infine l’allarme incendi che da Trapani a Catania non solo sta distruggendo ettari e ettari di macchia mediterranea, ma minaccia persone, abitazioni, infrastrutture, ospedali.

Questo è il biglietto da visita oggi della Sicilia, nella stagione più importante e produttiva dell’anno. Un’isola, si dice sempre, che potrebbe vivere di solo turismo, dei prodotti della propria terra, che non dovrebbe mai soffrire la penuria dell’acqua. E invece oggi ci troviamo ancora una volta a piangerci addosso, a imprecare, a contare i danni. E chi paga?

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