Presidente di Sud Chiama Nord e candidata di punta della lista ‘Libertà’ alle prossime Europee, Laura Castelli sta girando in lungo e in largo l’Italia per far conoscere il progetto di cui Cateno De Luca è federatore con l’obiettivo di superare la fatidica soglia del 4%.
Castelli, i cui genitori hanno origini meridionali (mamma siciliana, di Riesi, e papà pugliese), è stata parlamentare per due legislature e per quattro anni sottosegretario prima e viceministro dopo al Ministero dell’Economia, occupandosi tra l’altro di finanza degli enti locali e della revisione della spesa pubblica.
L’abbiamo intercettata mentre lasciava la Toscana, dopo vari impegni elettorali, per raggiungere Bolzano per un incontro con cittadini e società civile organizzato dal coordinatore regionale Luca Crisafulli, originario di Santa Teresa di Riva.
Cosa l’ha spinta a sposare il progetto di Cateno De Luca e a rimettersi in gioco?
“Mi ha colpito la convinzione di Cateno che il civismo libererà l’Italia dall’appiattimento generale della politica, che sempre più spesso non trova le soluzioni ai problemi ma abbozza e non riesce invece a incidere alla radice del Paese. E’ proprio qui, alla radice, che molto spesso si trova il civismo, una politica che non ha più necessità di collocarsi ideologicamente a destra o a sinistra ma che si differenzia perché capisce le istanze del territorio e trova soluzioni a qualunque costo. Questa chiave, il potermi occupare del territorio – che ha caratterizzato in passato la mia attività al Governo – è stata determinante. Così è riemersa la voglia di tornare in politica, con lo scopo di rimettere al centro la capacità di risolvere i problemi”.
Qual sono le percezioni e le istanze che sta raccogliendo in questa campagna elettorale, in giro per l’Italia?
“Oggi il tema che affligge di più gli italiani è la sanità. Senza dubbio incide una gestione nazionale inefficiente che continua a essere caratterizzata da notevoli sprechi e dove la politica ha il suo peso. Noi siamo convinti però che la soluzione sia nello spiegare a Bruxelles che i vincoli di finanza pubblica vanno tolti non per acquistare armi ma per finanziare l’emergenza sanitaria. In Italia circa 5 milioni di italiani rinunciano a curarsi perché ormai la scelta è tra mangiare e curarsi, con uno stipendio medio netto di 1.500/1.600 euro al mese. E rinunciano anche perché le liste di attesa sono troppo lunghe. Tra l’altro il 60% delle persone che rinunciano è rappresentato dalle donne che spesso mettono da parte se stesse per gli altri”.
Oltre alla sanità?
“L’altro tema, che gli italiani hanno capito, è la volontà di far scomparire tutto quello che è medio piccolo. E quindi l’agricoltura, la pesca, il turismo locale attraverso le gare sulle concessioni balneari. Tra l’altro si sta scoprendo che alla fine queste gare non erano necessarie, stiamo
parlando con alcuni degli avvocati più importanti del mondo i quali ci raccontano proprio questo. E’ evidente quindi come ci sia la volontà di spostare il baricentro degli affari e spostarli dalle 21 mila concessioni in mano a famiglie comuni a grandi organizzazioni, grandi aziende con le quali, ovviamente, i piccoli imprenditori non potranno mai concorrere”.
Alla luce di questo quadro che idea si è fatta?
“Che è necessario investire per poter crescere, ma prima di fare crescita bisogna verificare che i diritti essenziali dei cittadini siano garantiti”.
Come si traduce questo in concreto nei rapporti con l’Europa e come si lega al concetto di ‘civismo’ al quale prima faceva riferimento?
“Guardi, è evidente che una certa Europa e la maggior parte dei partiti sostengono la strategia che per far più forte l’Unione europea devi cedere le identità dei territori, che nel nostro caso significa la piccola e media impresa oltreché i diritti fondamentali, come il diritto alle cure. Noi invece, con Sud chiama Nord e la lista Libertà, sosteniamo che per far pià forte l’Europa rispetto alle grandi potenze sia necessario lasciare l’autonomia e l’identità ai territori che così possono fare crescita come sanno fare”.
La pausa di Cateno De Luca per le sue condizioni di salute ha condizionato in parte la vostra campagna elettorale, questo rischia di penalizzarvi nelle urne?
“Sia per la percezione che per il lavoro che stiamo facendo su tutto il territorio nazionale siamo convinti di ottenere ottimi risultati. Con Cateno abbiamo scelto di presidiare separatamente il territorio per poter essere più incisivi. Non era prevedibile certamente una polmonite acuta, ma tutte le donne e gli uomini della lista Libertà e di Sud chiama Nord non si sono mai fermati in tutta Italia”.
La vostra lista con 19 simboli ha fatto discutere. Quale è il tratto comune che che li lega?
“La linea di demarcazione è tra chi fa politica con le mani libere perché incorruttibile, perché non deve rispondere a certe lobby, a certe logiche che peraltro in Europa sono ancora più forti di quelle nazionali, e chi invece per stare lì, in quegli ambienti, tira a campare e asseconda sistemi che poi sono quelli che oggi impediscono ad esempio alla nostra agricoltura di crescere e svilupparsi come è sempre stato. L’altro giorno mi trovavo al porto di Bari, è arrivato un carico di grano estero pieno di glisofato, totalmente fuori dalle disposizioni previste dalle direttive europee, e non ho visto nessun ministro dell’Agricoltura fermare al porto questo carico”.
In Europa a quale famiglia politica vi sentite più vicini?
“Saremo più vicini a chi vuole seguire insieme a noi i venti punti del nostro programma. Se allarghiamo un po’ la prospettiva però possiamo scorgere un quadro paradossale, perché abbiamo il primo partito del Paese rappresentato dalla presidente del Consiglio che non si capisce se sta con i conservatori e quelli di Vox oppure se, come dice Ursula von der Leyen, è un’europeista convinta e quindi alla fine seguirà i popolari. La stessa Lega si è appena dissociata dal loro gruppo storico (i tedeschi di Afd, ndr) e non si sa dove andrà. Questo dimostra che nel rifare completamente l’Europa bisognerà parlare di temi e non per forza di famiglie come oggi le conosciamo”.
Perché votare la lista Libertà e perché votare Laura Castelli?
“Oggi il tema è l’autonomia, è il federalismo che la Sicilia non ha mai ottenuto e che Sud chiama Nord può realizzare per tutta l’Italia solo se, come stiamo facendo, si consolida come progetto nazionale e, a maggior ragione, se spiega all’Europa che il principio di autonomia e federalismo che nasce dal Sud d’Italia è quello che può far più forte l’Europa.
Mi sento profondamente legata alla Sicilia, anche perché la cultura nella quale sono cresciuta è quella di due nonni materni e di mia madre siciliani, di Riesi. Un’attenzione al Sud, alla Sicilia, che ho cercato di applicare anche quando sono stata viceministro dell’Economia, quando mi sono occupata dei costi standard per gli enti locali sulla spesa sociale. Una misura che ha portato per sempre milioni e milioni di euro a tutti i comuni delle regioni del meridione, vessati da un vecchio sistema che non gli permetteva di poter fornire il servizio di assistenza sociale, quindi parliamo di anziani, bambini e disabili”.
Un’ultima domanda, un commento sulla protesta di una cinquantina di sindaci messinesi che lamentano di essere stati tagliati fuori dai progetti dell’accordo tra il governo e la Regione sui Fondi di sviluppo e coesione.
“Mi faccia dire una cosa, usare la campagna elettorale per spiegare che cosa è dovuto a un territorio è davvero indecente. Lo ha fatto Meloni con questo incontro a Palermo, lo ha fatto Salvini su una nave della Guardia costiera a Messina raccontando i suoi progetti del territorio. Qui si confonde la campagna elettorale con l’attività istituzionale, perché se ci sono dei fondi che devono essere dati territori, peraltro derivanti dal pagamento delle tasse di tutti noi, a quei territori gli spettano di diritto e non devono ringraziare un partito con il voto che è quello che loro stanno provando a chiedere di fatto. Noi rigettiamo questa modalità di fare politica”.
Tra l’altro, aggiungiamo, lo stesso Cateno De Luca nelle scorse ore ha annunciato che procederà legalmente nei confronti di Giorgia Meloni e Renato Schifani perché “riteniamo – ha detto il leader di ScN – che si tratti di un caso di voto di scambio a tutti gli effetti”.
Dario Rinaldi