L’allarme sul definanziamento della sanità continua a essere all’ordine del giorno nel dibattito politico e sindacale. In questi giorni si sono susseguiti i rilievi della Corte dei Conti e delle Regioni che chiamano in causa il decreto Pnrr voluto dal governo nazionale e che adopera una revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per la precisione il punto dolente sarebbero i tagli al Piano nazionale per gli investimenti complementari (Pnc), ovvero il Piano finalizzato a integrare, con risorse nazionali, gli interventi proprio del Pnrr.
Secondo le Regioni sarebbero state cancellate risorse già assegnate loro da fondi Pnc per circa 1,2 miliardi di euro, e nello specifico si tratterebbe di “investimenti che sono già cantieri” e gare assegnate “che necessitano di liquidità“.
Il ministro competente, Raffaele Fitto, ha ribattuto spiegando che il decreto “non ha operato nessuna riduzione delle risorse, ma ha soltanto provveduto a rimodulare le fonti di finanziamento, riallocando i progetti che, per ritardi e criticità attuative, non potevano essere conclusi e rendicontati nei termini e secondo le modalità previste dal Pnrr e dal Piano nazionale complementare al Pnrr (Pnc) e che prescrivono il collaudo degli interventi entro il mese di giugno 2026”.
Il sindacato dei pensionati italiano Spi Cgil Sicilia non è dello stesso avviso e insiste sostenendo che ci sarebbero “ben 140 milioni di euro destinati per la messa in sicurezza delle infrastrutture ospedaliere della nostra Isola che ora, esaminato il decreto del ministro per la Coesione Fitto, non potranno più essere utilizzate e le opere non potranno più essere realizzate”. “Solo nella provincia di Messina – aggiunge il sindacato – oltre sette milioni di tagli riguardano il Policlinico”.
Ecco, come denuncia lo Spi Cgil Messina, quali e quante sarebbero le penalizzazioni per gli interventi di adeguamento sismico o di miglioramento delle strutture ospedaliere interesseranno:
A rischio i finanziamenti per l’ospedale di Taormina e il Policlinico di Messina?
Il P.O. SS. Salvatore di Mistretta – € 5.099.413,00;
il P.O. di Sant’Agata DI Militello – € 3.091.214,00;
il P.O. di Lipari – € 3.062.440,00;
l’A.O.U. Policlinico G. Martino – Padiglione C A.O.U. Gaetano Martino – di Messina – € 7.374.438,00.
A questi interventi – fa presente il sindacato – vanno aggiunti quelli analoghi finanziati dal Pnrr, ovvero:
Il P.O. San Vincenzo di Taormina – € 9.232.971,00;
il P.O. Barone Romeo di Patti – € 6.017.971,00;
il P.O. Fogliani di Milazzo – € 4.433.821,00;
il P.O. Cutroni Zodda di Barcellona P.G. – € 4.860.930,00.
Gli interventi definanziati, con quali risorse saranno realizzati? Si chiede lo Spi Cgil. “Purtroppo negli ultimi anni – è la riflessione – la sanità della provincia di Messina ha dovuto registrare effetti devastanti che sono sotto gli occhi di tutti, risultati disastrosi che hanno messo in ginocchio tutta la sanità messinese. (…) Siamo pronti ad organizzare, nel più breve tempo possibile – annuncia la segretaria generale Spi Cgil Messina – anche un presidio all’Asp di Messina per chiedere e ottenere un incontro col Commissario straordinario Giuseppe Cuccì per poterci confrontare, analizzando tutte le ipotesi, sulle criticità del sistema sanitario e per proporre eventuali soluzioni nell’interesse dell’utenza”.
(Dario Rinaldi)