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domenica, Aprile 20, 2025
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Il Ponte come corridoio militare NATO, ma in Sicilia le truppe finirebbero in coda sulla A18

Un’infrastruttura chiave “per il trasferimento delle forze NATO dal Nord Europa al Mediterraneo”, in grado di garantire “il rapido trasporto di mezzi pesanti, truppe e risorse sia su gomma che su rotaia”. È questo il ruolo che il Ponte sullo Stretto potrebbe giocare all’interno della strategia di difesa europea. «Il Ponte si inserirebbe perfettamente in questa strategia — si legge in un documento del Governo nazionale, come riportato dalle agenzie di stampa — fornendo una infrastruttura chiave per il trasferimento delle forze Nato dal Nord Europa verso il Mediterraneo».

Secondo questa logica, le truppe e i mezzi pesanti della NATO – in caso di necessità per vari motivi – grazie al Ponte sullo Stretto arriverebbero subito in Sicilia per poi trasferirsi “rapidamente” attraverso l’A18 e l’A20 (o magari la statale 114) ad esempio alla base militare di Sigonella.

Al netto della bontà del Ponte, della sua utilità e dei risvolti positivi o meno che avrebbe sulla Sicilia e su tutto l’indotto, si tratta di un’affermazione che stride con i disagi quotidiani di migliaia di pendolari e con la realtà della rete viaria siciliana, in particolare quella messinese: autostrade a tratti ridotte a mulattiere, cantieri infiniti, allagamenti a ogni pioggia, incidenti frequenti e collegamenti spesso interrotti. Una situazione denunciata da mesi anche dalla Gazzetta Jonica, che racconta di un territorio dove la mobilità civile e logistica è regolarmente messa in ginocchio da disservizi e carenze infrastrutturali.

Premesso che, contestualmente alla realizzazione del Ponte, l’obiettivo delle Istituzioni ovviamente è quello di modernizzare nel frattempo le infrastrutture stradali esistenti, e quindi renderle più funzionali e fruibili per tutta l’utenza, allo stato attuale non si può non evidenziare come le truppe NATO, ad oggi, correrebbero davvero il serio rischio di rimanere imbottigliate in coda sull’A18.

In questo contesto, il Governo Meloni-Salvini spinge per un’accelerazione sull’opera, definendola “imperativa e prevalente per l’interesse pubblico” anche sotto il profilo militare. È quanto si legge nel documento ufficiale trasmesso alla Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen. C’è di più: il riconoscimento del Ponte come infrastruttura militare aprirebbe anche alla possibilità di inserire i costi dell’opera nel comparto Difesa, contribuendo così all’aumento del rapporto spesa militare/PIL, in linea con le richieste NATO.

Il decreto firmato dalla premier e dal ministro delle Infrastrutture evidenzia due giustificazioni principali per il riconoscimento del pubblico interesse: la protezione della popolazione in caso di calamità naturali, vista la vulnerabilità sismica e idrogeologica di Sicilia e Calabria; e la difesa del territorio nazionale ed europeo, attraverso il pieno inserimento del Ponte nel Military Mobility Action Plan approvato dall’Ue.

C’è da dire che rimangono ancora alcuni nodi legati alla sicurezza: nessuno studio sismico specifico sull’opera è stato ancora effettuato, come ha ammesso il presidente dell’INGV Carlo Doglioni, mentre la Commissione VIA-VAS ha chiesto nuove verifiche prima di dare il via libera definitivo.

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