Fumata nera all’Assemblea regionale siciliana sul controverso disegno di legge che avrebbe previsto l’aumento delle indennità per i vertici delle società partecipate della Regione. Il centrodestra, nonostante la maggioranza numerica, è stato battuto in Aula grazie al voto segreto chiesto dalle opposizioni: 39 voti contrari contro 16 favorevoli hanno affossato l’articolo 1 del ddl stralcio, cuore della proposta.
Una sonora sconfitta per il governo regionale guidato da Renato Schifani, e una vittoria politica rivendicata da tutte le forze di opposizione, che sin dall’inizio avevano definito la norma inaccettabile, soprattutto in un momento di forte crisi per la Sicilia.
Tra i più duri, Antonio De Luca, capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars, che ha parlato di un vero e proprio schiaffo alla cittadinanza: “Niente regalo ai trombati della politica. Oggi la maggioranza di Schifani è andata in frantumi, letteralmente ridicolizzata dal voto segreto che abbiamo chiesto noi. Ha pagato la propria superbia e presunzione, dando la priorità a un disegno di legge vergognoso in un momento tragico per la Sicilia, con la sanità allo sbando, la siccità nuovamente alle porte e il caro bollette che strangola i cittadini”.
A rincarare la dose è stato Michele Catanzaro, capogruppo del Partito Democratico: “Abbiamo impedito una vergogna. La Sicilia affonda tra conti pubblici in rosso, sanità allo sbando, siccità. Eppure per il governo e la maggioranza qual è la priorità? Aumentare gli stipendi dei vertici delle partecipate! Una proposta imbarazzante che il PD e le opposizioni hanno contrastato fin dal primo momento, ottenendo la bocciatura da parte dell’aula”.
Molto critico anche Ismaele La Vardera, leader di Controcorrente, che ha parlato di “norma assurda e anacronistica”: “Addirittura alcuni componenti delle partecipate avrebbero preso stipendi più alti dei deputati. Mentre questa terra cade a pezzi e fa acqua da tutte le parti, pensare che bisogna dare priorità agli aumenti dello stipendio è da scellerati. Per fortuna, io assieme all’opposizione e a qualche aiutino da parte della maggioranza stessa, siamo riusciti a fermare una norma che non guarda al bene della nostra terra, ma bensì ad alimentare ancora quel sistema politico-clientelare che noi combattiamo fermamente. I siciliani non lo sanno, ma oggi per loro è una vittoria”.
Il provvedimento era difeso in Aula dall’assessore regionale all’Economia Alessandro Dagnino, ma la spinta della maggioranza non è bastata a superare le divisioni interne e la netta opposizione del centrosinistra e del M5S.
La bocciatura rappresenta non solo uno stop a un provvedimento contestato, ma anche un segnale politico forte sullo stato di salute della maggioranza, messa in difficoltà da una parte del suo stesso schieramento e incapace di tenere compatto il fronte in un momento politicamente delicato.
Intanto, i dossier più urgenti per l’Isola – dalla sanità fino alla crisi idrica – rimangono sul tavolo, in attesa di soluzioni.