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Lo spaccio di droga a Furci Siculo, condanne ridotte in appello per 8 imputati. Ecco i dettagli

Otto condanne con sconti di pena nel processo scaturito dall’operazione “Cotto o Crudo”, che aveva smascherato nel febbraio 2023 un vasto giro di spaccio di droga nel territorio di Furci Siculo. A darne notizia la Gazzetta del Sud. L’inchiesta era stata condotta dai carabinieri della Compagnia di Taormina dopo la denuncia presentata da un genitore e aveva portato lo scorso anno a una serie di arresti con accuse di associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.

La Corte d’appello, composta dal presidente Francesco Tripodi e dai giudici Luana Lino e Carmine De Rose, ha riqualificato i fatti contestati riconoscendo la lieve entità dei reati e riducendo così le pene rispetto alle condanne iniziali del primo grado. Ecco le nuove sentenze:

  • Carmelo Menoti (36 anni, originario di Mandanici e domiciliato a Furci): 5 anni, 7 mesi e 10 giorni (in continuazione con altre sentenze).
  • Francesco Celi (47 anni, di San Pietro Clarenza ma domiciliato a Roccalumera): 3 anni, 3 mesi e 10 giorni.
  • Paolo Grasso (33 anni, di Messina): 4 anni e 8 mesi.
  • Simone Triscari (33 anni, S.Teresa): 1 anno, 11 mesi e 10 giorni.
  • Alberto Ferraro (32 anni, S.Teresa) 2 anni, 6 mesi e 10 giorni.
  • Emanuele Impellizzeri (38 anni, di S.Teresa): 2 anni, 3 mesi e 10 giorni (in continuazione con altra sentenza).
  • Giuseppe La Rosa (44 anni, di S.Teresa) 1 anno, 6 mesi e 20 giorni.
  • Tamara Gugliotta (S.Teresa): 1 anno, 6 mesi e 20 giorni.

Come ricorda la Gazzetta del Sud le sentenze di primo grado, emesse il 30 maggio 2023 con rito abbreviato, erano state molto più severe. Per esempio, Carmelo Menoti era stato condannato a 15 anni, 6 mesi e 20 giorni; Paolo Grasso a 16 anni e 11 mesi; mentre gli altri imputati avevano ricevuto pene che variavano tra i 6 e i 7 anni. Tuttavia, l’appello ha ridimensionato l’entità delle condanne, accogliendo in parte le istanze delle difese.

L’operazione “Cotto o Crudo” deve il suo nome al linguaggio criptico usato dagli indagati per riferirsi alla droga: “cotto” per il crack, “crudo” per la cocaina, ma anche termini come “mezzo panino” o “birrette normali”. Il fulcro dello spaccio era l’abitazione di Carmelo Menoti a Furci Siculo, dove le dosi venivano persino lanciate dalle finestre per essere raccolte al volo dagli spacciatori e consegnate ai clienti.

L’operazione era stata il risultato degli esiti di un’attività investigativa, partita alcuni anni prima e conclusasi con i sacrifici della stazione locale diretta allora dal luogotenente Maurizio La Monica, coadiuvati dalla Compagnia di Taormina, da cui sarebbe emersa l’operatività di un sodalizio criminale, dedito allo smercio, nel territorio compreso tra Furci Siculo e Santa Teresa di Riva, di stupefacenti tipo cocaina e crack.

L’indagine era partita dal racconto di un genitore preoccupato per le frequentazioni della figlia. Anche grazie alle segnalazioni da parte di alcuni cittadini, pervenute ai Carabinieri della Stazione di Santa Teresa di Riva, era stata quindi avviata l’indagine, condotta con servizi di osservazione, attività tecniche, interventi e controlli. La denuncia aveva spinto i carabinieri a organizzare appostamenti, pedinamenti e intercettazioni, che hanno quindi svelato un sistema ben strutturato di cessione di droga.

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