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martedì, Novembre 26, 2024
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Morti sospette al Papardo, 6 indagati e pazienti trasferiti. Famiglia vittima: “Vogliamo giustizia”

Proseguono le indagini della Procura di Messina sull’ospedale Papardo, dove presunte criticità sanitarie hanno portato al sequestro di due sale operatorie del reparto di Cardiochirurgia. La vicenda è scaturita dalle denunce dei familiari di due pazienti deceduti a pochi giorni da interventi di cardiochirurgia. I decessi, avvenuti per infezioni nosocomiali, sarebbero legati a problematiche strutturali e igieniche che coinvolgono l’intero reparto.

Sei indagati e trasferimento dei pazienti

Il provvedimento, firmato dalla giudice per le indagini preliminari Tiziana Leanza, coinvolge sei indagati, tra cui figure di vertice dell’ospedale. Per garantire la sicurezza, alcuni pazienti sono stati trasferiti a strutture sanitarie di Catania. Le verifiche tecniche effettuate durante le indagini hanno evidenziato problemi gravi nelle sale operatorie: la presenza di agenti patogeni nell’acqua utilizzata per il lavaggio della strumentazione e la mancanza di filtri sui rubinetti, condizioni che avrebbero favorito la diffusione di infezioni.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, è stata avviata dopo le denunce presentate tra settembre e ottobre dai familiari di due donne decedute. Tra loro, Donatella Canfora, 60 anni, di Capo d’Orlando, morta il 2 ottobre scorso dopo un intervento per un bypass aorto-coronarico. Il legale della famiglia, Massimiliano Fabio, ha dichiarato: “Andremo avanti sino in fondo per fare luce su quanto accaduto. Non escludiamo l’estumulazione della salma per ulteriori accertamenti.”

Altri casi analoghi sembrano emergere: da settembre si contano almeno sei morti sospette, tutte legate a infezioni post-operatorie. La consulenza tecnica effettuata ha riscontrato il superamento delle soglie di patogeni sulle superfici e nelle acque, oltre a criticità sulla salubrità degli ambienti operatori.

Le testimonianze dei familiari

La famiglia di Maria Dora Biondo, una delle vittime, ha dichiarato al TgR Sicilia: “Un risarcimento non restituirà nostra madre, ma speriamo che venga fatta giustizia e che non accadano più tragedie simili.” Nei mesi scorsi, i parenti hanno ricevuto testimonianze di altri pazienti che, pur avendo contratto il batterio, sono riusciti a sopravvivere.

Anche l’associazione Codici è intervenuta, presentando un esposto alla Procura di Messina. Il segretario nazionale, Ivano Giacomelli, ha affermato: “C’è il forte timore che si tratti di malasanità. Bisogna andare fino in fondo per fare piena luce e accertare eventuali responsabilità.” L’associazione, impegnata nella tutela legale contro gli errori sanitari, invita chiunque abbia subito danni a denunciare.

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