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Antichità verso il futuro, il nuovo Museo Egizio di Torino


Torino, 21 nov. (askanews) – Un nuovo abbacinante allestimento per la Galleria dei Re e la riapertura al pubblico del Tempio di Ellesiya: il Museo Egizio di Torino si rinnova a duecento anni dalla propria fondazione e lo fa pensandosi come istituzione internazionale capace di fare dialogare l’antichità con il nostro presente. L’intervento dello studio di architettura OMA di Rotterdam riporta la luce, la luce dell’Egitto, intorno alle statue più preziose della collezione e trasporta il museo nel futuro, ma, a differenza di molti futuri che ci vengono proposti, questo è un futuro fortemente umanista.

“E’ un allestimento che umanizza le statue – ha spiegato ad askanews il direttore del museo, Christina Greco – le abbassa, ci fa entrare in un rapporto di dialogo diretto tra noi e le statue, e poi la scelta di questo metallo, che le rende quasi diafane, le specchia, ma non proprio, sembra un eidolon direbbe Platone, ovvero ci fa immaginare un passato che non c’è più, ci fa capire che loro sono dei frammenti di un passato molto più ampio che noi cerchiamo di studiare e di ricostruire in maniera granulare con quello che il passato stesso ci ha lasciato”.

La memoria come parola chiave, quindi, ma una memoria che è proiezione in avanti, e non nostalgia, una memoria che è ricerca e che vive del dialogo con la società, con le istituzioni pubbliche, ma anche con le imprese private che sostengono i progetti, sempre più ambiziosi, del Museo Egizio. “Questo è un museo l’avanguardia – ci ha detto Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, uno dei maggiori partner dell’Egizio – è un museo nel quale non si espongono delle antichità, ma si comprendono le antichità, si svolge ricerca sulle antichità. E questo significa approfondire la cultura e capire meglio quella grandissima vicenda che è lo sviluppo dell’umanità”.

La nuova Galleria dei Re è la dimostrazione di come anche in Italia si possa pensare una museologia contemporanea, che restituisce la bellezza estrema, per esempio, della statua di Ramses II, ma anche si pensa come processo democratico di apertura alla comunità, perché dalla strada è possibile vedere attraverso le finestre alcuni dei capolavori conservati nel museo e diversi spazi sono aperti gratuitamente ai visitatori. “Un museo quindi – ha aggiunto Greco – che cerca sempre di più di essere una cerniera, cerca sempre di più di collegarsi al tessuto sociale in cui è inserito”.

A visitare i nuovi allestimenti anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha concesso l’Alto Patronato al bicentenario del museo, oltre a una delegazione governativa egiziana. Perché un altro degli obiettivi ambiziosi e coraggiosi dell’Egizio è continuare a stendere un ponte attraverso il Mediterraneo, anche in questi anni difficili e diffidenti. (Leonardo Merlini)






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