Milano, 16 nov. (askanews) – Anni fa uno dei primi scrittori a dire che il vero rivale del romanzo erano le serie tv è stato Jonathan Franzen. Certamente la considerazione era giusta, la struttura narrativa delle serie, la loro forza di coinvolgimento, spesso l’atteggiamento irriverente, erano elementi che i narratori non potevano non prendere in considerazione. La sfida degli scrittori, insomma, nel recente passato è stata spesso con Netflix. La cosa è vera ancora oggi, ma al colosso delle produzioni video si è aggiunta ora un’altra concorrenza spietata, quella di instagram, delle sue stories, dei contenuti video in verticale che sono diventati parte della vita di moltissimi degli abitanti di un pianeta per molti versi sempre più omologato agli stili di consumo digitale. Alla luce di questo, anche la letteratura è chiamata ad affinare le proprie armi, se vuole continuare, per quanto possibile, a competere con i social nell’immaginario delle persone. Ovviamente non è indispensabile farlo: ci sono romanzi straordinari degli ultimi anni – penso per esempio a “Il Passeggero” e “Stella Maris” di Cormac McCarthy o “Archivio dei bambini perduti” di Valeria Luiselli – che hanno scelto strade diverse, forti di una potenza letteraria e sentimentale capace di giustificare se stessa, senza bisogno di altro. Ma quando si decide di giocare la partita del mainstream – che per gli “scrittori seri”, come diceva sempre Franzen è la sfida più grande – ecco che il confronto con la vita digitale è inevitabile. La musica lo ha probabilmente capito prima, ma i libri ci stanno arrivando. E quando succede può essere un’altra grande scoperta, un modo di fare i conti con questo Sistema (il Sistema del Capitalismo Digitale Globale), accettandolo e usandolo per fare letteratura di valore. Succede così con “Luminosa” (“The Glow” in originale), romanzo d’esordio di Jessie Gaynor che in Italia è pubblicato da 66thand2nd.
Giochiamo all’iperbole: Jane può essere anche una sorta di nuova incarnazione di Ismaele, il marinaio narratore di “Moby Dick”, il romanzo americano per eccellenza. La sua Balena Bianca è Cass, bellezza fuori dal comune scoperta su instagram che gestisce un ritiro spirituale, su cui l’istinto di pubbliche relazioni della protagonista attiva subito le proprie antenne professionali. Cass, con la sua magnifica pelle, così luminosa, può diventare la chiave verso il successo anche per Jane, che come tutti cerca di conquistarlo quasi per imposizione dello zeitgeist attuale, il nostro patinato e spesso devastante spirito dei tempi. La bellezza di “Luminosa” sta nel modo in cui questa storia viene raccontata; sta nel fatto che ogni pagina del libro sa che, come ha detto Milan Kundera, il romanzo è per definizione lo spazio della complessità e delle domande, non delle semplificazioni e delle risposte. Ma sta anche nell’apparente leggerezza con cui la stessa scrittura si fa carico di questa consapevolezza, la gestisce e, verrebbe da dire, la protegge. “Luminosa” è un romanzo molto scritto, un romanzo-romanzo che ha delle note olfattive di Salinger, ma funziona con un’immediatezza sorprendente, lucida, impietosa senza rancore. Si può leggerlo pensando a LinkedIn oppure al marketing dei profili social, oppure, allo stesso tempo e senza nessun cambio di registro sostanziale, come una satira sociale (scegliete voi se alla Woody Allen o alla Jonathan Swift). Il che diventa anche, se vi piace, una lezione sulla funzione del romanzo: ossia il genere letterario della modernità (e usare nello stesso pezzo i nomi di Jessie Gaynor e di Jane Austen è bello e spontaneo) che qui diventa iper-contemporaneo, per di più con un magnifico incarnato. Perfetto per un post da milioni di like. (Leonardo Merlini)