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Richiamo Mattarella: le regole della democrazia non vanno violate, io arbitro


Roma, 15 nov. (askanews) – Un richiamo a 360 gradi alle regole della democrazia, che “non devono mai essere violate”, una puntualizzazione forte del ruolo di “arbitro” ma anche di “meccanico” che interviene “quando il sistema si blocca” e per “ricordare a tutti gli organi dello Stato i loro limiti”. Sergio Mattarella rispondendo alle domande degli studenti al convegno dell’Osservatorio giovani editori esplicita, come raramente gli accade, le ragioni e lo spirito che lo muove dal Quirinale.

Forse non è un caso che il presidente della Repubblica parli con questo tono in giornate delicate e convulse per la vita politica e istituzionale del paese. Lo scontro tra magistrati e governo sui migranti, la pronuncia della Corte Costituzionale sull’autonomia differenziata, le tensioni tra i partiti sulla nuova commissione europea e gli attacchi “esterni” come quello di Elon Musk. Sono tanti i temi oggetto di interesse e preoccupazione al Colle sui quali Mattarella è intervenuto in questi giorni ma sempre nei limiti previsti dalla Costituzione come quando spiega che non comprende i tentativi di tirarlo per la giacca sulla promulgazione delle leggi: “Mi è capitato di promulgare leggi che ritenevo sbagliate, inopportune ma è dovere del Presidente della Repubblica di promulgarle. Solo nel caso di evidente incostituzionalità ho il dovere di non promulgarle”, ha chiarito.

Il capo dello Stato spiega di conoscere bene il meccanismo della politica: “Sono stato 25 anni in Parlamento, ho avuto una posizione politica ma il Presidente della Repubblica deve essere al di fuori delle competizioni politiche e quindi accantonare le sue opinioni”, ha spiegato Mattarella secondo il quale essere “arbitro significa sollecitare al rispetto del regole tutti gli altri organi dello Stato, significa anche ricordare a tutti i limiti delle sfere in cui operano, legislativo, esecutivo, giudiziario, ciascun organo deve sapere che ha dei limiti da rispettare” e a farlo per primo è proprio l’inquilino del Colle perchè “per fortuna la nostra non è una monarchia ma una Repubblica: il Capo dello Stato ha i suoi limiti e la democrazia vive di regole che non devono essere violate”. I poteri dello Stato, avverte, “non sono fortilizi contrapposti che cercano di sottrarre territorio l’uno all’altro ma devono collaborare ciascuno nel suo compito, rispettando quello degli altri”.

L’occasione dell’anniversario dell’Osservatorio giovani editori è utile poi a richiamare il tema della libertà di informazione e della necessità che l’informazione sia “libera, indipendente e plurale, in cui la funzione professionale dei giornalisti, è quella di certificatori di verità” sapendo che “non esiste un ministero della Verità”. “C’è una distinzione fondamentale tra utente e cittadino”, puntualizza Mattarella e dobbiamo fare in modo che “la democrazia non venga messa in discussione o ridotta da strumenti tecnologici che non si governano”, e che utilizzano “la manipolazione per diffondere notizie false o artefatte e provenienti da fonti oscure”. “L’informazione non è un prodotto – insiste -, ma un bene essenziale. Saper distinguere il vero dal falso è indispensabile, così come scongiurare il rischio che, per i nativi digitali, l’informazione coincida con flussi ininterrotti di notizie senza analisi critica”.

L’appello alle giovani generazioni protagoniste del futuro è affinchè le nuove tecnologie e l’Intelligenza artificiale siano messe al servizio dell’uomo per migliorarne la vita. “Se saremo in grado di impiegare le straordinarie potenzialità delle innovazioni per affrontare le transizioni necessarie a garantirci un futuro sostenibile e inclusivo, per combattere disuguaglianze e povertà economiche e culturali, per perseguire il benessere individuale e sociale e la pacifica convivenza, allora sì l’AI e tutte le altre applicazioni che deriveranno da nuove scoperte saranno al servizio dell’umanità”.






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