Pescara, 24 ott. (askanews) – Nuovi aiuti alle popolazioni più sofferenti del Medio Oriente, l’idea di una Conferenza per la ricostruzione di Gaza, il pressante invito ai Paesi membri del G7 a una “risposta globale ambiziosa” alle sfide dello sviluppo in Africa e alle molteplici crisi internazionali, per togliere spazio a ogni tipo di velleità di autocrazie sempre più invadenti: Cina, Russia e Iran. Sono questi i “primi tasselli del mosaico” di pace che la presidenza italiana del G7 ha messo sul tavolo dei lavori della ministeriale Sviluppo di Pescara, iniziata martedì 22 ottobre. Un difficile lavoro di mediazione, coronato soprattutto dalla presenza – nella giornata di lunedì – di qualificati rappresentanti di Libano, Israele e Autorità nazionale palestinese. “Un grande successo, anche per la credibilità italiana, che ci spinge a fare ancora di più”, ha commentato il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Negli ultimi 30 giorni sono state distribuite 47 tonnellate di beni alimentari nell’ambito del progetto Food for Gaza, mentre domani si terrà a Genova la cerimonia di consegna al Programma alimentare mondiale del primo dei 15 camion con nuovi aiuti umanitari italiani per la popolazione civile di Gaza. Tajani ha inoltre annunciato un “impegno umanitario d’emergenza da parte italiana” per complessivi 25 milioni: 10 milioni per le popolazioni del Libano, 10 milioni di aiuto umanitario per Gaza e 5 milioni a sostegno del piano dell’Anp per la pianificazione della ricostruzione della Striscia di Gaza. Il ministro è però andato oltre ed ha annunciato di avere dato mandato al suo gabinetto di avviare uno studio sulle possibilità di organizzare una Conferenza per la ricostruzione della Striscia, sul modello di quella già messa in atto sull’Ucraina.
Su questa linea si pone il confronto di oggi sulla salute globale avuto con Gavi, Oms e le principali aziende del settore sanitario, durante il quale si è registrata piena “sintonia sulla necessità di investimenti in infrastrutture sanitarie e sul miglioramento di accesso e distribuzione degli strumenti di prevenzione in Africa”, compresi i vaccini “da produrre in loco”. E nella stessa direzione vanno certamente il Global Gateway europeo e il Piano Mattei, ha ricordato il titolare della Farnesina. “L’Africa guarda prima noi, perché siamo i più vicini. Quindi abbiamo il dovere di rispondere positivamente alle loro richieste, essere impegnati”.