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Panetta: liberare potenziale Mezzogiorno con politiche appropriate

Roma, 19 set. (askanews) – Tra il 2019 e il 2013 – dopo il crollo dell’economia causato dalle restrizioni sul Covid e il successivo rimbalzo innescato dalla loro attenuazione e dagli aiuti – il Mezzogiorno “ha conseguito risultati migliori di quelli dell’intera economia italiana: il prodotto è aumentato del 3,7%, contro il 3,3% nelle altre regioni. Il tasso di disoccupazione è sceso di 3,6 punti, il doppio che nelle regioni centro-settentrionali. La crescita osservata negli anni più recenti è in parte dovuta a fattori temporanei, ma la ripresa in atto riflette anche i processi di ristrutturazione e di consolidamento produttivo innescati dalla precedente recessione, con l’espulsione dal mercato di imprese deboli, meno efficienti e più piccole”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, intervenendo a Catania, all’incontro “Il polso dell’Economia – Il Mezzogiorno” organizzato nell’ambito delle iniziative “In viaggio con la Banca d’Italia”.

“Progressi sono emersi anche nel campo della tecnologia, dalla produzione di semiconduttori, microsistemi ai settori aerospaziale e farmaceutico. La durata dei processi civili si è dimezzata – ha proseguito – il grado di digitalizzazione della Pubblica amministrazione è aumentato. Sono indizi che denotano un potenziale di sviluppo del Mezzogiorno che può essere liberato con politiche appropriate”.

Panetta ha rilevato come “da decenni” il Pil pro capite nelle regioni meridionali sia “poco più della metà di quello del Centro Nord. Un divario di sviluppo così ampio e persistente rappresenta un primato negativo tra le economie avanzate, cristallizza una disuguaglianza di fatto nei diritti di cittadinanza – ha detto – e frena la crescita dell’intero Paese. Il divario territoriale non può essere colmato con misure assistenziali e una mera azione redistributiva, ma richiede politiche per stimolare lo sviluppo delle regioni meridionali”.

Prima dei crolli causati dai lockdown, la crisi finanziaria del 2007-2009 e poi quella dei debiti pubblici nell’eurozona “hanno dato origine a una prolungata fase di contenimento dei saldi di bilancio e a un crollo degli investimenti pubblici che hanno colpito il Sud con durezza”, ha ricordato il governatore.

Ora “vanno privilegiati gli interventi infrastrutturali per accrescere la capacità produttiva. Per esempio quelli per contrastare la crisi idrica e rafforzare la rete elettrica, per sfruttare il vantaggio comparato nella produzione di energie rinnovabili. Vanno inoltre migliorati i collegamenti potenziando il sistema portuale e aeroportuale e le reti stradali e ferroviarie”.

E secondo Panetta “la fase di incertezza globale che stiamo attraversando può offrire occasioni di sviluppo alle regioni del Mezzogiorno. Gli shock geopolitici hanno reso palesi i rischi della delocalizzazione produttiva. Le imprese dei principali paesi pongono enfasi maggiore che in passato sulla sicurezza degli investimenti e delle forniture di input strategici, in particolare l’energia. Emerge la tendenza a collocare le attività produttive entro i confini nazionali o in paesi affidabili sul piano economico e politico”.

In questo quadro “le regioni meridionali garantiscono condizioni di stabilità geopolitica ed economica, sono prossime ai maggiori centri economici europei e al Mediterraneo; sono dotate di una forza lavoro sottoutilizzata e di poli scientifici di qualità; rappresentano un mercato di sbocco con 20 milioni di abitanti; offrono evidenti vantaggi nella produzione di energia rinnovabile. Sfruttare queste opportunità – è il richiamo del numero uno di Bankitalia – richiederà un deciso miglioramento del contesto produttivo locale e un potenziamento delle politiche di attrazione dei capitali”.

Al tempo stesso rafforzamento della legalità, contrasto all’economia sommersa e uso appropriato delle risorse pubbliche “sono i presupposti non solo per lo sviluppo economico ma ancor più per il progresso sociale. L’esodo di molti giovani meridionali non è solo motivato dalla ricerca di migliori opportunità di lavoro, ma riflette la diffusa percezione di un contesto in cui non possono realizzare appieno i loro talenti. Il riassorbimento di divari territoriali così radicati richiede perseveranza e lungimiranza, una chiara visione strategica e principi etici”.

All’evento partecipano il rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo, il presidente di STMicroelectronics Italia, Giuseppe Notarnicola, la presidente di Confindustria Catania, Maria Cristina Busi. Presenti anche il sindaco di Catania, Enrico Trantino e il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.






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