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Peggy Guggenheim, una serata di performance per Jean Cocteau

Venezia, 16 set. (askanews) – Una serata di apertura straordinaria della Collezione Peggy Guggenheim a Venezia per accogliere una serie di performance e di azioni artistiche che rendono omaggio a Jean Cocteau, poliedrica figura del Novecento cui il museo dedica la mostra temporanea “La rivincita del giocoliere”. Negli spazi di Palazzo Venier dei Leoni giovani artisti hanno dato nuove forme alla lezione di Cocteau, sottolinenando la perdurante contemporaneità dei suoi messaggi.

“Avvenimento#2 – Ho amato un sogno? – ha detto ad askanews il curatore della serata, Edoardo Lazzari – è un evento di performance, che raccoglie una serie di artisti italiani e internazionali e che risuona con la mostra di Cocteau intorno ad alcune tematiche che Cocteau ha ripetutamente affrontato nella sua vita, come il tema dell’identità, di genere, del proprio io; dell’autofiction, ovvero come inserire la propria biografia all’interno delle narrazioni fantastiche e per me questi sono stati alcuni vettori di partenza per costruire un parterre di artiste e artisti che potevano declinare questa forma”.

Nelle performance ecco che troviamo il tema del doppio, troviamo riferimenti a Orfeo, ma anche alla marginalità e alle istanze Queer, ma soprattutto si trova un momento di dialogo forte tra un museo istituzionalizzato come la Collezione Guggenheim e la scena più giovane degli artisti, molti locali, oltre che che un pubblico più vasto e variegato.

“Vogliamo offrire spazi e risorse alla scena artistica locale – ha aggiunto Michela Perrotta, coordinatrice dei Programmi per il pubblico della Collezione Peggy Guggenheim – per sostenere un sistema dell’arte che a volte è invisibilizzato e che il museo accoglie nei suoi spazi. La dimensione performativa attiva uno spazio: le persone possono venire, visitare la collezione permanente e la mostra temporanea, che è appunto quella di Cocteau, ma anche vivere il museo come un luogo nel quale accade qualcosa, e quindi scoprire anche una forma d’arte che è viva e contemporanea”.

Del resto la vocazione al dialogo e al confronto è parte della storia della Collezione, poiché quando nel 1949 Peggy Guggenheim acquistò il palazzo lo fece per ospitare la sua collezione e la sua casa, ma anche per renderlo un luogo di incontro per la scena artistica dell’epoca, locale e internazionale. E vedere il museo pieno di giovani e animato dalle pratiche performative contemporanee ci fa pensare che la visione della mecenate sia ancora viva e operativa, anche nella Venezia del 2024, nello stesso modo in cui resta attuale la figura di Jean Cocteau.






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