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La Gazzetta Jonica intervista Giuseppe Conte: “In Sicilia servono infrastrutture urgenti, altro che Ponte”

Il leader del M5S: “Il governo Meloni fa la guerra ai poveri e dimentica la sanità. No alle mani della mafia sui fondi europei. Con Antoci in Europa per tornare a far sentire la voce dell’Italia”

C’era grande attesa a Messina per l’arrivo di Giuseppe Conte e il presidente del M5S non ha deluso le aspettative, in una giornata molto intensa durante la quale ha incontrato tanti cittadini, rappresentanti dei comitati No Ponte, famiglie preoccupate dagli espropri, amministratori locali.

Una giornata per ribadire il No del MoVimento 5 Stelle al progetto “avventato e superficiale” del Ponte sullo Stretto voluto dal governo di centrodestra e per lanciare la propria ricetta per la Sicilia e il Sud sulle infrastrutture, sul lavoro, la sanità, la lotta alla mafia e alla corruzione.

Insieme all’ex premier e leader del M5S c’erano il candidato capolista alle Europee nella circoscrizione Isole Giuseppe Antoci, la senatrice Barbara Floridia, il capogruppo all’Ars Antonio De Luca e numerosi rappresentanti M5S siciliani a tutti i livelli istituzionali.

Noi della Gazzetta Jonica lo abbiamo intervistato in esclusiva.

Conte ponte

Presidente Conte, perché il M5S è contrario alla costruzione del Ponte?

Le infrastrutture vanno fatte in modo serio: il contrario di quanto sta facendo il governo con l’operazione Ponte sullo Stretto, basata perlopiù su studi del 2011 e 2012, con falle sul piano ingegneristico, ambientale e trasportistico come rilevato dalle contro osservazioni di tecnici molto qualificati. Stanno ipotecando il futuro delle infrastrutture in Italia con oltre 14 miliardi bloccati su un progetto avventato e superficiale e tagli ad altre infrastrutture urgenti che servono a Sicilia e Calabria. Vogliono far pagare ai cittadini un selfie del Governo Meloni in estate con le ruspe?

Come è andato l’incontro con i cittadini preoccupati per gli espropri? 

Hanno chiesto a centinaia di famiglie di fare fagotto e lasciare le loro case con tutte le enormi criticità progettuali evidenziate dai tecnici. Ho toccato con mano la loro apprensione, li ho ascoltati. Ho parlato anche con i cittadini sul lato calabrese e con la sindaca di Villa San Giovanni ho visto l’ecomostro rimasto lì come una ferita aperta, frutto di promesse sul Ponte vecchie di anni.

Di quali infrastrutture hanno bisogno la Sicilia e il Sud? Cosa risponde a chi sostiene che il M5S dice sempre No a tutto?

Noi siamo la forza politica che più di tutte in questi anni ha investito sulla crescita, le imprese e l’innovazione. Diciamo sì ai collegamenti che i siciliani aspettano da tempo, ad esempio fra Siracusa e Gela. Diciamo sì a interventi sul servizio idrico visto che ci sono zone della Sicilia spesso senz’acqua, diciamo sì a collegamenti rapidi. Le tratte ad alta velocità Salerno-Reggio Calabria e Palermo-Catania-Messina, tanto per citarne due, le abbiamo inserite noi nel perimetro dei finanziamenti del Pnrr, perché sono opere fondamentali che servono molto più del ponte: per attraversare lo Stretto si poteva benissimo potenziare e velocizzare i collegamenti marittimi come abbiamo iniziato a fare con i finanziamenti del Pnrr.

Sanità. Anche in Sicilia il governo regionale corre ai ripari reclutando medici stranieri, tra pronto soccorso ingolfati, liste d’attesa e mobilità passiva. Che suggerimenti darebbe al ministro Schillaci e al presidente Schifani?

Dicano a Meloni di cambiare le priorità, lasci stare la corsa al riarmo in cui è precipitata l’Europa e pensi a far correre le liste di attesa infinite dei cittadini che rinunciano ormai a curarsi. La Presidente del Consiglio ha riportato le lancette degli investimenti in sanità rispetto al Pil indietro di anni. Siamo tornati ai minimi storici dal 2007 e si tagliano anche 1,2 miliardi per la messa in sicurezza degli ospedali. Anche sul Pnrr collezionano ritardi: in sanità hanno speso solo il 3,7% dei fondi.

Il governo ha cancellato il reddito di cittadinanza e ha introdotto l’assegno di inclusione. Come si combatte la povertà e come ridare dignità ai siciliani con il lavoro che manca?

Meloni ha fatto la guerra ai poveri anziché alla povertà e il risultato – mentre crolla il potere d’acquisto e il risparmio delle famiglie – è sotto gli occhi di tutti: Meloni ha raggiunto il record storico di poveri assoluti in Italia, 5,7 milioni. Ci sono tante famiglie che vanno in affanno col mutuo e rischiano di perdere casa, ma Meloni non ha avuto nemmeno un briciolo di coraggio per imporre una tassa sugli enormi extraprofitti bancari per prendere quelle risorse e aiutare le famiglie.

Di recente in Sicilia un’inchiesta ha coinvolto Mimmo Russo, ex consigliere di Fdi a Palermo. Quale è il suo commento?

Io ho ampiamente commentato, aspetto da giorni la voce di Giorgia Meloni invano. La premier si è nascosta sotto la giacca: non ha nulla da dire su un esponente di FdI arrestato per voto di scambio politico-mafioso, tiene al Governo la ministra Santanchè indagata per truffa sui fondi Covid. Quando pongo la questione morale e il tema della legalità a nome del M5S rappresento una storia completamente diversa da quella di FdI, per dare voce a un’Italia alternativa a Meloni e soci, un’Italia che vuole e può cambiare.

Il M5S alle Europee ha candidato in Sicilia come capolista Giuseppe Antoci. Perché questa scelta e cosa significa per il M5S la lotta alla mafia e alla corruzione?

conte ponte

È la nostra storia e i nostri valori di sempre che ci portano verso determinate scelte. Altri candidano acchiappavoti con solide clientele non sempre trasparenti, noi candidiamo un eroe dell’antimafia. Antoci ha subìto un attentato per aver proposto un pacchetto di norme, il “protocollo Antoci”, finalizzate a impedire alle mafie di mettere le mani sui fondi europei. Il Governo Meloni invece sta lavorando solo per indebolire i controlli sui fondi del Pnrr.

Quali sono i temi e le priorità del M5S alle elezioni Europee, anche alla luce degli ultimi sviluppi in Medio Oriente?

Vogliamo tornare a far sentire la voce dell’Italia, che con Meloni è sparita. Con il M5S si porta in Europa l’Italia che alza la voce e ottiene i 209 miliardi del Pnrr, come abbiamo fatto nel 2020. Un’Italia che chiude ai tagli e all’austerità e chiede in Europa di investire sul welfare, sul sostegno alle imprese e al lavoro, sulla transizione ecologica anziché sulla transizione militare. Chi vota M5S manda in Europa europarlamentari in prima linea contro l’invio di armi a oltranza, determinati per negoziati di pace in Ucraina e lo stop della carneficina a Gaza, dove serve un cessate il fuoco immediato e una soluzione due popoli e due Stati per Palestina e Israele.

(Dario Rinaldi)

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