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Truffa nel settore edilizio a Messina: 6 arresti e sequestro di 37 mln di euro 

Una presunta truffa sull’accesso a bonus edilizi è stata scoperta dalla Guardia di finanza di Messina che ha sequestrato oltre 37 milioni di euro ed eseguito un’ordinanza di custodia cautelare personale e reale nei confronti di sei indagati, di cui uno in carcere e cinque agli arresti domiciliari. L’accusa nei loro confronti, a vario titolo, è di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe per il conseguimento di erogazioni pubbliche, di accessi abusivi al sistema informatico, di indebite compensazioni di debiti fiscali e di auto-riciclaggio.

La denuncia di un privato cittadino e l’avvio delle indagini

Le indagini hanno riguardato un complesso sistema fraudolento ideato per lucrare sui benefici fiscali introdotti dal decreto Legge 34 del 2020 – cosiddetto decreto Rilancio – e dalle successive integrazioni, hanno avuto origine da una denuncia presentata alle fiamme gialle da un privato cittadino, che era stato informato da un funzionario dell’Agenzia delle Entrate dell’inserimento, nel proprio cassetto fiscale, di crediti d’imposta per un controvalore di ben 1,3 milioni di euro, riconducibili a lavori di ristrutturazione edilizia, in realtà mai eseguiti. Sulla base dei primi accertamenti, quindi, i finanzieri di

Messina hanno accertato che le agevolazioni fiscali segnalate, riconducibili Superbonus 110% risultavano cedute, tramite la piattaforma di cessione crediti dell’Agenzia delle Entrate, a una società, avente ad oggetto la locazione di beni immobili, poi risultata priva di personale e strutture idonee all’esercizio dell’attività.

Attraverso attività tecnica, accertamenti bancari e perquisizioni locali, sono stati ricostruiti ulteriori ingenti crediti, inseriti nei sistemi informatici da un unico soggetto e ceduti da soggetti privati, sempre alle medesime società messinesi riconducibili a persone facenti parte di un solo nucleo familiare.

Il ruolo del medico che carpiva lo Spid ai pazienti

L’attività criminale ruotava intorno a un medico di medicina generale di Messina che, sfruttando il rapporto di fiducia che intercorreva con i suoi pazienti, prospettava loro la possibilità di ottenere i contributi statali Ecobonus e Superbonus, per ristrutturare immobili di loro proprietà. A tal fine invitava i pazienti a rilasciargli le credenziali Spid così da potere accedere, da remoto, al loro cassetto fiscale, a consegnargli i documenti d’identità, a consentirgli la facoltà di accesso alle caselle di posta elettronica, a conferirgli mandato per la gestione dello smobilizzo dei crediti di imposta conto terzi. In altri termini, a fronte di lavori mai avviati, il medico, grazie al fondamentale apporto tecnico di un commercialista, operando da remoto nei cassetti fiscali degli ignari pazienti cedenti, riusciva a svolgere la procedura istruttoria dell’Agenzia delle Entrate, mediante l’apposizione dell’obbligatorio “visto di conformità” per far confluire la cessione del credito d’imposta nella piattaforma web “cessione crediti”.

I fittizi crediti così creati venivano poi ceduti ad altri soggetti, tra cui quattro società riferibili al medico e a suoi parenti, al fine di consentirne la monetizzazione, ovvero la compensazione fiscale con debiti reali. Il giudice della cautela ha anche disposto la misura cautelare del sequestro preventivo di oltre 37 milioni di euro, in parte ancora giacenti, sotto forma di crediti, sulla relativa piattaforma telematica, pari ai profitti generati attraverso l’attività criminosa oggetto d’indagine.

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