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mercoledì, Dicembre 18, 2024
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Nomine sulla sanità e riforma delle province mandano in tilt (per ora) il centrodestra in Sicilia

Erano nell’aria e alla fine sono esplose martedì pomeriggio all’Assemblea regionale siciliana a Palermo le tensioni tra i partiti della maggioranza in particolare attorno alle nomine dei manager della sanità, che il presidente Schifani dovrebbe ufficializzare mercoledì 31 gennaio, e con sullo sfondo il voto sulla reintroduzione delle Province, in una sorta di complicato gioco a incastro.

Come era già emerso negli ultimi giorni da vari rumors e indiscrezioni sui mezzi di informazione, sono tanti però i desiderata e i mal di pancia tra le forze politiche del centrodestra. Attriti che si sono riversati alla fine sui lavori dell’Aula.
Il fronte della maggioranza si è sfaldato quando il deputato di FdI Carlo Auteri ha chiesto l’inversione dell’ordine dei lavori mettendo al primo punto il cosiddetto ddl salva-ineleggibili (altra legge ‘incandescente’) al posto della riforma delle Province e i nodi sono venuti al pettine. La proposta è stata respinta. A sostenerla solo FdI e gli autonomisti del Mpa: è emersa così la spaccatura. I deputati di FdI si sono alzati in massa abbandonando i lavori e usando toni concitati nei confronti dei colleghi della coalizione. Dopo una breve sospensione, la seduta è stata rinviata a mercoledì 31. I pontieri della maggioranza sono al lavoro per tentare di sanare le fratture e già in serata è trapelato che un accordo politico complessivo sulle nomine ai vertici della sanità siciliana dovrebbe essere ormai a portata di mano.
Per quanto riguarda la città di Messina, per l’Asp si fa il nome del direttore del dipartimento di salute mentale dell’Asp di Enna (nonché sindaco del comune di Sperlinga) Giuseppe Cuccì, in quota FdI. Il vertice del Policlinico dovrebbe essere indicato dalla Lega e dovrebbe spuntarla il cardiochirurgo Francesco Patanè, nome per il quale poi occorre il parere del rettrice dell’Università. Come direttore generale dell’Istituto Bonino Pulejo dovrebbe andare Maurizio Lanza, in quota Forza Italia, attuale commissario straordinario dell’Asp di Catania. Per il Papardo infine girano vari rumors sul nome del manager che dovrà essere indicato, secondo gli accordi politici, dal Mpa.
Tutto questo nonostante, come ha scritto Repubblica, la procedura per la selezione dei nuovi direttori generali sia “già finita sotto la lente d’ingrandimento degli avvocati amministrativisti. In tutte le province i candidati stanno già cautelandosi nel caso in cui il governatore Renato Schifani decida di scegliere i vertici delle aziende dalla lista ristretta dei 49 «maggiormente idonei»”.
Le opposizioni non hanno perso l’occasione per subito all’attacco. Per il M5s “il centrodestra è in frantumi”. “Penso che la riforma delle Province non si farà più, meglio andare avanti con altre leggi – ha detto il vice presidente dell’Ars Nuccio Di Paola (M5s) – Per noi la salva-ineleggibili era solo il grimaldello per stanare la maggioranza, perché è una norma improponibile”. Si tratta di una interpretazione autentica di due leggi regionali, se passasse – come spiega l’Ansa – in aula “sanerebbe le posizioni di quattro parlamentari (tre di Fratelli d’Italia e uno di Sud chiama Nord) contro la cui elezione sono in corso giudizi davanti ai Tribunali a fronte di ricorsi per presunta ineleggibilità”.
Cateno De Luca ha ripetuto più volte che “a Sud chiama Nord questa norma non interessa. Abbiamo già detto che il nostro collega Davide Vasta non sfugge al percorso giudiziario”, annunciando già che ScN non parteciperà al voto in Aula sul provvedimento quando sarà fissato.
A fare le spese di questa ingarbugliata situazione politica potrebbe anche il disegno di legge sull’urbanistica che contiene la sanatoria delle ville al mare costruite in Sicilia tra il 1976 e il 1984 entro i 150 metri dalla battigia.
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