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sabato, Novembre 23, 2024
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Sposarsi all’abbazia di Casalvecchio costa 2000 euro. Il direttore del Parco Archeologico non ha risposto, il parroco si

Casalvecchio Siculo – Si infittiscono le polemiche sulla concessione dell’abbazia dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò per matrimoni civili: due giovani che vogliono sposarsi in questa antica struttura sono costretti a pagare 2000 euro, oltre le spese per stipulare una assicurazione contro terzi. Cioè dei fidanzati che vogliono dire “si” al monastero, con la responsabile del servizio civile del Comune, o il sindaco, più trenta persone per un rito che durerà mezzora, sono costretti a pagare una grossa somma. Un sistema che taglie le gambe a chiunque intenda sposarsi in questa antica chiesa, eretta dai Normanni nel 1117. Ma chi decide questi prezzi e in base a quale principio?  Sono dei parametri a livello nazionale o regionale, oppure frutto della responsabile del Parco Archeologico di Naxos, che ha in gestione la struttura? Comunque, sarebbe giusto fare chiarezza da parte della dottoressa Gabriella Tigano, direttore dal 2019, e spiegare soprattutto perché un matrimonio civile all’abbazia dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò, verrebbe a costare circa 2300 euro (assicurazione compresa). Noi della Gazzetta Jonica chiediamo chiarezza perché altri giovani vorrebbero sposarsi in questo stanzone del monastero, con pavimento di pietra di Taormina, ma a quale prezzo? L’argomento in questi giorni è stato motivo di discussione tra religiosi, politici, amministratori comunali, associazioni e in molti hanno manifestato perplessità sul contestato provvedimento. Aspettavamo un chiarimento da parte della dottoressa Gabriella Tigano, ed invece è salito in cattedra don Alessandro Malaponte, parroco e legale rappresentante della parrocchia Sant’Onofrio Eremita specificando che né la parrocchia di Casalvecchio, né l’Arcidiocesi di Messina hanno competenza (ma lo sapevamo) e poi ha puntualizzato: “Ci auguriamo una sempre crescente sintoni d’intenti con tutti gli organi competenti  per pubblicizzare e rendere ulteriormente fruibile la nostra amata abbazia, punto di riferimento e culla della fede cristiana nella Valle d’Agrò e non solo”. Ma renderla fruibile al costo di migliaia di euro significherebbe oscurare la fede e svuotare le tasche a tanti giovani che vorrebbero sposarsi.

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