Sarebbero nove le persone indagate per l’omicidio di Riccardo Ravidà, l’allevatore ucciso la sera del 26 luglio scorso in contrada Ferrera, al confine tra i comuni di Alì e Fiumedinisi. È quanto emerso da una intensa attività investigativa coordinata dai carabinieri che nei giorni scorsi è sfociata in un’operazione di interrogatori e perquisizioni al fine di sequestrare una decina di fucili e munizioni per risalire all’arma che ha ucciso Ravidà. Tre dei quattro colpi, che hanno raggiunto il corpo del pastore che si trovava all’interno di una Toyota Rav 4 ritrovata dagli inquirenti completamente distrutta dalle fiamme, sono stati sparati dall’aggressore che si trovava su di una collinetta. Poi è stato esploso un quarto colpo da distanza ravvicinata. Le armi e le munizioni sequestrate verranno sottoposte agli esami dei Ris per la comparazione di quanto trovato sulla scena del delitto. Sembrerebbe che i fucili requisiti appartengono ad abitanti di Fiumedinisi riconducibili ad uno o al massimo due nuclei familiari. Si tenta di far luce sull’omicidio di Ravidà in tempi brevi. L’uomo si trovava in stato di semilibertà: di giorno lavorava presso una ditta di Fiumedinisi e di notte dormiva nel carcere di Gazzi dove non ha fatto più rientro. Da qui sono scattate le ricerche per una presunta evasione. Nel giro di poche ore la macabra scoperta. Il caso è seguito dall’aggiunto Vito Di Giorgio e dal PM Giulia Falchi.