La minaccia di questi giorni nelle comunità dei piccoli paesi, oltre gli effetti della pandemia, la crisi politica per le lotte di potere e la depressione economica, risente della frammentazione culturale e religiosa, del caos mentale e sociale, della disgregazione dei valori fondamentali. Si sgretola la famiglia senza più la fede, si afferma la cultura dell’utilitarismo e dell’opportunismo, si resta appiattiti sull’umano senza il divino. In questi termini la società rischia la disintegrazione, il conflitto permanente tra gli individui in difesa di particolarismi ideologici e di forme di fanatismo aberrante che mettono in discussione il senso della vita e la stessa dignità umana. Oggi si sta vivendo nell’incertezza e nello smarrimento patologico, perché si spacciano per verità assolute le proprie convinzioni e la pretesa delle proprie ragioni senza fondamento oggettivo, senza confronto e verifica della diversità di visione, senza tenere conto del bene collettivo. Di fronte alla paura ed alla stanchezza, alla rabbia ed alla sfiducia, traballa il senso della comunità disponibile all’accoglienza ed alla solidarietà, che riconosce il senso dell’aiuto reciproco e dell’ospitalità. Ognuno fa per sé e crede che tutto sia lecito, senza alcun freno morale, senza rispetto per gli altri e senza criterio di discernimento tra il bene ed il male, tra falso e vero, giusto e ingiusto, apparire ed essere. Per lo più vige un sentimento di ribellione e di polemica costante, criticando per distruggere con atteggiamento diffuso di pregiudizio e di ipocrisia, che esaltano l’egocentrismo, la solitudine e la chiusura. C’è un malessere dell’anima collegato ad un disordine dello stile di vita nel campo affettivo e valoriale che denota una tensione negativa, debole e disorientata dell’umanità assetata di riconciliazione, di cura, di pace.