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martedì, Novembre 26, 2024
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S. Teresa. La sfida di un barista siciliano allo Stato: “Il 4 maggio riapro, non finirò a chiedere l’elemosina” | VIDEO

S. TERESA DI RIVA – “Il 4 maggio aprirò il mio bar. Lo farò per i miei figli, per mia moglie e per la mia dignità”. Inizia così il durissimo sfogo di Natale Luna, titolare di un bar pasticceria nel quartiere Porto Salvo. La saracinesca del suo locale, come tante altre in tutta Italia, è chiusa da settimane a causa del lockdown dovuto all’emergenza coronavirus. Il tempo passa e la situazione economica diventa sempre più insostenibile.

“Ho appena ricevuto un’ulteriore chiamata che mi intima il pagamento dell’energia elettrica, mentre il 18 aprile corso ho avuto sottratto dal conto corrente della mia attività le tasse riguardanti i dipendenti. Le sospensioni di cui si parla sono solo virtuali”, continua l’esercente. La sua “denuncia” è stata affidata ad un video che in poco tempo è diventato virale sui social. Domenica sera, Natale Luna ha ascoltato in conferenza stampa il presidente del Consiglio Conte annunciare il prolungamento delle chiusure ed è andato su tutte le furie. “Ho una rabbia addosso che non potete immagine”, dice rivolgendosi a Conte, al governo e al presidente Mattarella, “padre di tutti gli italiani”.

“Io sono una misera partita Iva – continua – ho un bar e da quattro anni mi sveglio ogni giorno alle 4 del mattino e chiudo alle 10 di sera, senza un giorno di riposo. Tutto questo per permettere ai miei figli una vita normale. Pago i contributi, i dipendenti, la mia attività è sana, ho tutto in regola. Prima pagavo l’affitto con due-tre mesi d’anticipo. Adesso non ce la faccio. Dopo anni di sacrifici non mi farò portare via tutto questo dallo Stato. Ho chiamato i miei ragazzi e stiamo pulendo il locale, giorno 4 riaprirò la mia attività. Non mi interessano i flash mob o le consegne virtuali di chiavi, la mia protesta sarà questa. Non aspetterò certo fino al primo giugno perché non ho intenzione di andare a chiedere l’elemosina”.

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