Il sindaco di Casalvecchio Siculo, Marco Saetti, ha scritto una lettera aperta al Procuratore Generale della Repubblica, dott. Vincenzo Barbaro in merito al furto dell’oro di sant’Onofrio avvenuto la notte del 31 gennaio 2017. Da allora gli inquirenti lavorano per consegnare alla giustizia i malfattori che hanno provanato un tesoro caro alla comunità di Casalvecchio Siculo. Il primo cittadino nella missiva rappresenta “assieme alla gratitudine per gli sforzi investigativi messi in campo anche l’amarezza e il dolore ancora fortemente presenti nella comunità casalvetina che non potrà mai dimenticare l’accaduto, né sperare che il tempo rimargini la profonda ferita”.
“Non conosciamo lo stato delle indagini – continua il sindaco -, non sappiamo se i numerosi quesiti posti e riportati anche dalla stampa, abbiano trovato risposte. Siamo sempre in attesa di uno spiraglio di luce, per questo a nome di tutta la comunità casalvetina Le chiedo di non chiudere le indagini, di continuare nella laboriosa e difficile ricerca della verità. Lei avrà un quadro molto più completo di quello che abbiamo noi e sicuramente valutato ogni singolo aspetto e dettaglio. Desidero trasferirle una sensazione molto forte e presente nella nostra comunità e forse per chi ha visto la scena del delitto, non del tutto peregrina, gli ori, non sono stati trafugati nella notte tra il 31 gennaio ed il 1 febbraio 2017, ma avevano preso il volo prima. I segni di quell’effrazione apparivano una messinscena, tutto in ordine, ogni cosa al suo posto, solo lo scatolame di cui erano contenuti gli ori era stato oggetto di attenzione”.
Il sindaco Saetti si pone anche una domanda più che logica: “Quale sfera di cristallo ha fornito ai ladri le informazioni per colpire con assoluta certezza e trovare immediatamente dove era posto lo scatolone?”.
“Sono consapevole – chiosa il primo cittadino – del peso di queste affermazioni, ma non posso non esprimere il dubbio che tutta la comunità ha metabolizzato immediatamente. Se così è, e se gli elementi in suo possesso suffragassero questa ipotesi, le rinnovo, ancora con più forza la richiesta di continuare nelle indagini”. “Molti sono gli elementi che sfuggono alla semplice casualità: gli ori venivano custoditi in modo non sicuro, l’allarme a protezione del museo era fuori servizio e il sistema di telecamere era fuori servizio, Chi sapeva di questa sommatoria di coincidenze? Se nessuno era a conoscenza di questo, allora dobbiamo solo con cieca fiducia credere che chi ha commesso il furto sia stato favorito dalla fortuna. MI rivolgo infine ai miei concittadini, per tornare a ripensare e a ricordare, perché se qualcosa è stata vista, sentita, percepita e magari trascurata perché non ritenuta importante, parli.