Ieri è entrato nel vivo il processo per fare luce sulla tragica vicenda che, lo scorso 2 agosto 2016, portò alla morte, a soli 15 anni, di Salvatore D’Agostino.
Il tragico incidente è successo la sera del 2 agosto 2016, nella piazza antistante la Chiesa Madre della frazione di Cavallaro. Salvatore, per recuperare il pallone, aveva oltrepassato una ringhiera ma per farlo aveva toccato un faretto: non sarebbe dovuto succedere nulla se quell’impianto fosse stato a norma, e invece, purtroppo, la tremenda scarica elettrica che l’ha investito non gli ha lasciato scampo, fulminandolo.
Non sono bastati i soccorsi e il trasporto all’ospedale di Taormina, le preghiere dei genitori, le fiaccolate di tutta un’intera comunità: dopo 18 giorni di coma, la sua luce si è spenta, gettando nella disperazione i suoi cari e tutto il paese di Gaggi.
Il Giudice monocratico del Tribunale di Messina ha disposto la citazione a giudizio della Gemmo spa che aveva la manutenzione dell’illuminazione pubblica. Sul banco degli imputati la presidente del Consiglio di Amministrazione, la dott.ssa Susanna Gemmo, 56 anni, e del project manager ingegner Francesco Trimarchi, 39 anni, responsabile dell’ufficio Tecnico e Gare d’Appalto, con particolare riferimento a quella per la Sicilia. Entrambi, difesi dall’avvocato Alessandro Faramo, sono accusati di non aver rilevato che i fari installati nella piazza, in disuso da anni e privi di lampade, erano alimentati dall’impianto di illuminazione pubblica.