È stata confermata anche dalla Corte di appello la condanna a tre di reclusione per il sacerdote Giovanni Bonfiglio. La Corte d’appello, presieduta dal giudice Maria Celi e composta dai colleghi Bruno Sagone e Carmelo Blatti, ha riconosciuto il sacerdote colpevole del reato di violenza sessuale ai danni di un ragazzo che all’epoca dei fatti aveva 14 anni. La vicenda risale al 28 febbraio 2014 quando, su una vettura del tram cittadino di Messina, il sacerdote avrebbe palpeggiato ripetutamente le parti intime del giovane ed ebbe la sua conclusione nelle vicinanze degli imbarcaderi privati.
Il ragazzino fu costretto a “subire atti sessuali… consistiti nel toccargli le cosce, nel palpeggiarlo ripetutamente sulle parti intime, nello strofinarsi contro il suo corpo”. Il ragazzo riuscì a lanciare l’allarme avvisando i genitori. Sul luogo giunsero le Volanti della polizia che verificarono anche la veridicità della sua ricostruzione, raccogliendo alcune testimonianze tra i passeggeri della vettura e alcuni passanti. Per ricostruire la vicenda furono impegnati gli agenti dell’Ufficio prevenzione generale della Questura.
Il difensore dei familiari del ragazzo, l’avvocato Giovambattista Freni, ieri ha inviato una nota ai media: “I genitori del giovane – scrive l’avvocato Freni -, costituiti parte civile, intendono richiedere al Vescovo di Messina, secondo le recenti direttive di Papa Francesco, che il Bonfiglio sia rimosso dal ministero sacerdotale e ridotto allo stato laicale. Per le recenti disposizioni di Papa Francesco – prosegue il legale -, potrebbe rischiare sanzione anche il Vescovo, se non dovesse rimuovere il Sacerdote. Nel tempo dei fatti, i genitori del giovane si erano rivolti al Vescovo La Piana, il quale decise di disporre il trasferimento del Sacerdote a Patti. Dopo la doppia condanna, i genitori del giovane intendono richiedere immediato provvedimento del Vescovo attuale. Se non dovesse intervenire provvedimento del Vescovo, l’inchiesta potrebbe essere trasferita alla Suprema Sacra Congregazione del Sant’Uffizio. Sarebbe il primo caso in Italia”.