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La storia di Pippo, un cane morente adottato da una famiglia di Roccalumera. Lettera in redazione.

 

Il cane non sempre viene trattato come il vero amico dell’uomo. Spesso umiliato, sfruttato e usato come merce di scambio da fantomatiche associazioni,  l’animale per alcuni loschi individui è diventato fonte di illeciti guadagni. Colpa dei Comuni, della Regione, dello Stato? Non lo sappiamo, Sappiamo però che la gente onesta si è ribellata  e continua a mettere sotto accusa chi con estrema ferocia tratta i cani con disprezzo.  Ospitiamo la riflessione di una donna che ha vissuto una delicata esperienza, prima di adottare un cane  cadente e ridotto a mal partito. Mandateci altre testimonianze, saranno pubblicate. Grazie.

gazzettajonica@libero.it 

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 “Si parla ovunque e si legge, soprattutto sui social network di cani, canili, adozioni, associazioni e leggi che regolamentano tale materia. Stalli, canili o mercati abusivi, sono una sorta di limbo istituzionale che permette a molti di speculare approfittando della tutela giuridica ed etica degli animali. Forse “il silenzio conviene” ma per fortuna c’è chi ha il coraggio di denunciare, senza aspettarsi niente in cambio se non la rivalsa di queste creature che colmano incondizionatamente la vita di ogni uomo e possono spesso essere una vera e propria cura per alcuni disturbi o malattie. In seguito al divieto di soppressione dei cani nei canili si è sempre più affermata la figura dell’associazione animalista. Infatti in base alla legge 281/91 il Comune, che deve avere un canile proprio o di riferimento per i randagi del suo territorio, si deve affidare a un’associazione che si occupi della promozione e dell’affido dei cani di sua competenza. Esistono purtroppo le cosiddette staffette cioè i viaggi pagati dai Comuni, soprattutto al sud, diventate un vero e proprio business in cui gli Enti pagano centinaia di euro per ogni cane spostato altrove. Il fenomeno è accentuato in Sicilia, dove il randagismo è ancora una piaga e dove i vigili non intervengono, anche perché ad oggi competenze e responsabilità sembrano regolate da leggi e decreti poco chiari e per nulla precisi che creano panico e confusione. Vi sono inoltre gli stalli nati per evitare ai cani trovati per strada di entrare in canile; lo stallista, una vera e propria professione, che invece di aiutare il cane ha come unico obiettivo l’aspetto economico. Esiste addirittura un sito che elenca gli stallisti nelle varie regioni italiane dove ci sono nomi, recapiti e prezzari. Le associazioni a volte approfittano di questa figura ma quelle serie e oneste cercano con cognizione e professionalità di adottarli. Purtroppo è altresì vero che alcuni volontari, perseguendo il solo fine benefico, non individuano a dovere la personalità di questi esseri, cercando di “piazzarne” il più possibile senza in effetti conoscere la storia di entrambi. Si rischia così di creare difficoltà e problemi imputabili all’impreparazione e all’incapacità di gestione del cane, e ciò risulta ancor più accentuato quando scaturiscono segni di aggressività che evidenziano la necessità di un educatore o semplicemente maggiore attenzione. E poi ci sono i canili, business per eccellenza. I comuni invece di creare canili municipali stipulano convenzioni con società private in mano alla criminalità che fa dei maltrattamenti quotidianità, dei lager in primo luogo per i cani anziani. Personalmente posso dire ed ho constatato che esistono associazioni serie e sono presenti anche per un consiglio o un conforto soprattutto quando si adottano animali problematici che hanno traumi; è il caso dell’associazione di Misterbianco “L’Animale Libero – LAL” rappresentata da un team eccezionale ed invito tutti a dare una mano a questa grande famiglia. Tramite loro abbiamo adottato Pippo che sta crescendo circondato da un amore smisurato certamente non con poche difficoltà legate alla sua personale storia arrivando da noi in pessime condizioni fisiche e psichiche. Ho comunque avuto modo di ascoltare storie di adozioni non proprio felici in cui vi è un certo rammarico per l’operato dei volontari di alcune associazioni cui la sottoscritta si è rivolta semplicemente per un incoraggiamento non ricevendo alcun supporto. Desidererei conoscere le esperienze di adozione dei lettori per comprendere cosa si può migliorare e l’attuale situazione delle associazioni ma soprattutto le condizioni dei canili italiani. Questa descrizione dei fatti vuole offrire uno spunto sull’efficacia delle leggi e sulla necessità di applicarne di nuove per il vero benessere di tutti gli animali e far soffermare il lettore sul fine sotteso di molte associazioni cosiddette di “volontariato” le quali dovrebbero tutelarli anziché lucrare così come sulla responsabilità dei Comuni di collaborare nel pieno rispetto di ogni animale”..

Serenella Sgroi

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