Il Corpo Volontario di Soccorso in Mare, ente gestore della piscina comunale, reclama 541 mila euro nei confronti del Comune con un decreto ingiuntivo formalizzato per alcune spese non pagate dall’ente locale e a sua volta il Comune chiede al Cvsm Un milione e 200 mila euro di bollette non pagate per acqua, luce e gas. Nel mezzo della contesa c’è la questione del tentativo di sfratto intentato dal Comune, e bloccato dal Tar di Catania che ha rimandato la discussione nel merito dell’udienza al 2018.
In tribunale se ne parlerà, insomma, non prima del marzo del prossimo anno, a quanto pare, e mentre i due litiganti si “scannano” la sola certezza che c’è al momento sulla piscina di Taormina è che rimarrà chiusa al pubblico ancora per parecchi mesi, forse per un anno. Tenendo conto che, d’altronde, la discussione al Tar – e quanto ne scaturirà di conseguenza – si verificherà alle porte della primavera del 2018, e tenendo conto che la piscina ogni anno poi nei mesi estivi chiude comunque, allora la previsione all’orizzonte è quella proprio di una lunga inattività in vista per la struttura natatoria di contrada Bongiovanni.
Difficile dire chi potrà prevalere tra il Comune e il Corpo Volontario di Soccorso in Mare in questa guerra senza esclusione di colpi, l’unica certezza invece è che sino ad ora e chissà per quanto altro tempo i veri sconfitti di questa guerra sono i cittadini, l’utenza impossibilitata a fruire dell’unica struttura natatoria della città. E’ un ennesimo schiaffo ai taorminesi, rimasti privi della piscina comunale e che assistono a una bega senza tregua fatta di dichiarazioni e carte bollate, ricorsi e controricorsi. Ma, in definitiva, non si poteva trovare una soluzione per evitare tutto questo caos?