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Il tradizionale pellegrinaggio alla Madonna del Tindari è una “Eredità Immateriale dell’Umanità”

Mandanici – Il consiglio comunale ha deliberato all’unanimità,  su proposta del suo presidente Annita Misiti, l’iscrizione nel registro delle “Eredità Immateriali” della Regione siciliana il tradizionale pellegrinaggio alla Madonna del Tindari, in applicazione del decreto dell’ assessore ai Beni Culturali n. 77 del 26 luglio 2005, ed in ossequio al fatto che l’Unesco ha posto al centro delle sue attività istituzionali la tutela e la valorizzazione delle “Eredità Immateriali dell’Umanità”. Il pellegrinaggio alla Madonna del Tindari, come si legge nella proposta, rappresenta per la comunità di Mandanici, un “Bene” meritevole di riconoscimento in quanto prettamente identificativo del popolo e della sua storia, intrisa di valori altamente spirituali. Con la convenzione per la salvaguardia del patrimonio Culturale Immateriale approvata il 17 ottobre 2003, l’Unesco ha definito le “Eredità Immateriali” come “l’insieme delle pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze e tecniche – nelle forma di strumenti, oggetti, artefatti e luoghi ad essi associati – che le comunità, i gruppi, ed in alcuni casi gli individui, riconoscono come parte del loro patrimonio culturale. Le “Eredità” si trasmettono oralmente  e sono costantemente. Esprimono un senso di continuità storica e costituiscono un elemento essenziale dell’identità culturale di un territorio e della sua comunità. Tutto ciò in considerazione che la comunità di Mandanici, da tempo immemorabile e senza interruzione, annualmente la seconda settimana di maggio, si reca a piedi in pellegrinaggio al santuario della Madonna del Tindari, attraversando i monti Peloritani. Circa l’origine si fanno diverse ipotesi. Una fa risalire al 1783, quando il paese fu invaso da cavallette provenienti dall’Africa. Un’altra ipotizza che possa essere nato in epoca Normanna, a causa del fatto che il monastero S. Maria Annunziata era stato dotato di una chiesa di campagna (grancia) a Gualtieri Sicaminò.  I pellegrinaggi possono aver subito incremento a metà del 1500, quando il vescovo di Patti, don Sebastian Bartolomeo de Aroitia, era a capo della Santa Inquisizione siciliana. L’Aroitia attese alla ricostruzione, ultimata nel 1598, della chiesa di S. Maria del Tindaro. I pellegrini  venivano chiamati “frummiculari”; l’esistenza del pellegrinaggio è confermata dal quindicinale “il Tindari” nell’anno 1896.

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