Domenica sera 26 giugno si è concluso il 64°pellegrinaggio della Madonna del Tindari con la celebrazione dell’Eucaristia, presieduta da don Fabrizio Subba, nella parrocchia di Santa Maria del Carmelo. La chiesa, stracolma di pellegrini con le magliette azzurre e di tanti fedeli accorsi dai paesi limitrofi, ha accolto questa parte di popolo devoto per eseguire l’azione liturgica dei santi misteri di Cristo e rinnovare l’incontro con Dio che in Lui ci raduna, donandoci con il suo Spirito l’unica salvezza. Tutta la comunità cristiana infatti, nella santa messa, riceve dalla fonte che è Cristo stesso, la forza necessaria per andare oltre il cammino fisico di quattro giornate del pellegrino, pur faticoso e difficile, ed affrontare con coraggio e gioia le prove di ogni giorno.
Il pellegrinaggio di questo Anno Santo è stato caratterizzato dal giubileo della misericordia in quanto immagine del cammino che ogni persona effettua nella sua esistenza. Di fatto la vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è un viandante alla ricerca della meta desiderata della beatitudine, che è la piena comunione con Dio, la gioia di poter conoscere la bellezza di essere chiesa in cammino, pellegrina nel mondo, rivolta ai beni celesti, praticando l’amore per essere liberi, mettendosi a servizio gli uni degli altri ed ascoltando la voce dello Spirito, che ha desideri contrari alla carne. La luce dello Spirito permette di seguire Gesù nella sua misericordia, col volto della compassione e della tenerezza, e di accogliere la sua parola nella libertà di rinunciare alle cose del mondo, alle persone ed all’io stesso per consegnare prioritariamente il cuore a lui, superando le tentazioni dell’avere, del potere e dell’apparire.
Il sacrificio e la fatica dei pellegrini, le rinunce e gli ostacoli, la devozione a Maria che li accompagna nel viaggio di andata e ritorno da un santuario all’altro, Santa Maria del Carmelo – Madonna del Tindari, rappresentano lo sforzo di purificazione di ciascuno, il desiderio di rifugiarsi nel Signore, la volontà di conversione del cuore, riconosciuto misero, mortificato e grato da consacrare con fiducia alla Santissima Madre Celeste, Vergine pietosa.
Nella celebrazione eucaristica, fortemente partecipata, nell’intensità emotiva traspare l’azione di grazie a Dio e si tiene nell’intimo l’auspicio che la prova affrontata divenga memoria duratura e segno di riconciliazione per tutta la comunità in modo da perseverare come testimoni della gioia, con impegno e riconoscenza per i benefici ricevuti, nella vita quotidiana in mezzo ai contrasti ed alle contraddizioni della mondanità, con la certezza di poter sperimentare sempre l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza.