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Turismo nella zona jonica, studio del STR di Giardini Naxos. Allegra: “più ombre che luci, urge cambiare mentalità”

Una visione del territorio da ripensare e più ombre che luci nel panorama turistico della riviera jonica: è questo in sintesi il giudizio riportato dall’analisi dei dati statistici pubblicati dall’Ufficio Turistico di Giardini Naxos, omologo del Servizio Turistico Regionale di Taormina, che ha ideato e realizzato, per conto della Regione Siciliana, un progetto di monitoraggio del territorio riguardante la situazione della consistenza delle strutture ricettive di ogni tipologia e della rilevazione delle presenze turistiche nei Comuni interessati. Così si è, dunque, conclusa con esito “in chiaroscuro” l’indagine sullo stato di salute del Turismo nella zona jonica effettuata dagli uffici turistici di zona della Regione.

In sostanza andando oltre le consuete valutazioni prettamente inerenti Taormina, stavolta attraverso i dati analizzati è stato “tastato il polso” al territorio a più marcata vocazione turistica, da Letojanni a Nizza di Sicilia, compresi i Comuni montani, limitatamente agli esercizi regolarmente classificati e, quindi, tralasciando gli alloggi privati in affitto temporaneo, forma “atipica” di turismo non “ufficiale” che sfugge, come è noto, ad ogni forma di monitoraggio, anche statistico. “A fronte di oltre 6.000 posti letto complessivamente disponibili – secondo il Servizio Turistico Regionale -, si sono registrate oltre 500.000 presenze, risultanze che, però, ad una attenta lettura non possono certo considerarsi positive ed indurre ad un pur cauto ottimismo sul futuro sviluppo del settore. Va tenuto in debito conto, infatti, che il solo Comune di Letojanni rappresenta il 65% circa del movimento globale (315.231 presenze), dato che non sorprende, considerata la sua importanza come meta turistica di richiamo internazionale.

Ma anche S. Alessio Siculo, con oltre 100.000 presenze ed un discreto tessuto ricettivo, può ritenersi a pieno titolo una destinazione emergente nel mercato turistico isolano, nel quale, inoltre, negli ultimi decenni si è posizionato anche Forza d’Agrò (55.645 presenze) e, di recente, anche Roccalumera (26.901 presenze)”. “Per il resto – osserva Antonio Allegra, Direttore dell’Ufficio attuatore del progetto – non si può parlare propriamente di turismo, data l’assenza di strutture e servizi funzionali all’attività turistica, anche evidenziando che Furci Siculo e, in minor misura, Nizza di Sicilia oggi attraversano una fase “esplorativa”, caratterizzata da un timido e primo contatto di pochi operatori con le attrattive e le peculiarità offerte da questi seppur piccoli Comuni». A prescindere dalle statistiche “ufficiali” – secondo il Str -, non è chi non veda che in questi paesi esiste già da decenni un movimento “sommerso”, un massiccio fenomeno la cui entità è ancora da definire, soprattutto in relazione all’indotto economico da esso generato.

«Ma sono i Comuni dell’entroterra Jonico – continua Allegra – a pagare maggiormente per l’assenza di una qualsiasi politica di sviluppo, il cui presupposto è l’esistenza di infrastrutture, prima fra tutte quelle del trasporto, capaci di consentire la mobilità dei flussi turistici sul territorio e un’adeguata fruibilità delle risorse ambientali ed artistico-culturali che anche il più sperduto paesino può vantare: non si dimentichi che, secondo l’UNESCO, l’imponente patrimonio artistico nazionale non è concentrato sulle più rinomate città d’arte (Firenze, Roma, Venezia, etc.), ma una considerevole parte di esso è distribuito uniformemente su tutto il territorio, anche nelle zone montane. Ciò nonostante, si sconta ancora il pesante retaggio di una concezione, ormai ampiamente superata, del comparto turistico inteso come attività secondaria, da esercitare in modo precario e con modalità dilettantesche, in palese contrasto con quanto affermato da autorevoli economisti mondiali, secondo cui il turismo, settore economico che negli ultimi 10 anni ha registrato il maggiore incremento nel pianeta, è destinato a diventare la prima risorsa economica per alcuni Paesi, come l’Italia, ove il relativo fatturato incide attualmente per circa il 15% sul P.I.L. nazionale”.

Allegra auspica, in tale ottica, un radicale cambiamento “culturale” nella gestione e la visione del territorio. “In tale ottica – conclude il dirigente – avendo constatato che l’agriturismo è l’unica tipologia ricettiva realisticamente attivabile nelle zone a monte della riviera e che anche il cosiddetto “Albergo Diffuso”, di recente istituzione, comincia già a muovere i primi passi, ho proposto al competente Dipartimento del Turismo di predisporre mirati interventi di sostegno e supporto, anche finanziario, a queste nuove forme di turismo “minore” o “complementare”, anche sulla scorta del successo riportato dall’intervento regionale a favore dei Bed and Breakfast. E’ indubbia la centralità dell’intervento regionale, in quanto in grado di stimolare l’interesse del privato, potenziale piccolo imprenditore, che, sentendosi incentivato e sostenuto dalle Istituzioni, può raccogliere la sfida ed investire nel turismo. Ciò potrebbe anche frenare il costante esodo demografico ed il conseguente processo di inurbamento e spopolamento di tanti Paesi montani”.

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