“La Sicilia ha tante opportunità che devono essere meglio organizzate. Il Programma sviluppo rurare si deve mettere a servizio di una migliore organizzazione della produzione, di una concentrazione dell’offerta e di chi fa produzione, avendo l’ambizione di chiudere la filiera. Sono queste le tre priorità sulle quali costruiremo le premialità per gli imprenditori e per fare in modo che in Sicilia l’agricoltura che fra sette anni avremo sia più competittiva nei mercati nazionali e internazionali”. Lo ha assicurato l’assessore regionale alle Politiche Agricole, Antonello Cracolici, intervenendo a Palermo al convegno promosso dal Caa Fenapi e da Fenapi Agricoltura su un tema impegnativo:”Quale agricoltura in Sicilia?” strizzando l’occhio alla programmazione Regionale del Psr 2014-2020 del quale in questi giorni stanno per partire i bandi per le varie misure. Alcune delle parole più gettonate nel convegno che si è svolto lunedì pomeriggio a Palermo e che ha visto confrotarsi operatori del mondo dell’agricolutra e la politica, sono state: Aggregazione, valorizzazione, filiera corta. Le risposte hanno tentato al quesito iniziale hanno tentato di darle Domenico Cosentino, Presidente nazionale Fenapi agricoltura, Corrado Bontempo, Presidente Nazionale Caa Fenapi, Giuseppe Perri, esperto Ismea, l’On. Franco La Ratta, Amministratore Ismea, Michele Ponturo Responsabile agricoltura banco popolare siciliano, Francesco Sgroi, responsabile regionale Fenapi Agricoltura. Univoco il pensiero dei relatori: bisogna crederci, puntare sull’eccellenza siciliana, difendere il Made in Italy, valorizzare le biodiversità del territorio siciliano. “Compito di noi associazioni – ha affermato Domenico Cosentino – è quello di promuovere la diffusione delle produzioni e delle tipicità locali, con disciplinari di produzioni legati al territorio, al metodo di produzione, alla biodiversità. Legare queste produzioni al territorio creando dei marchi di qualità e tipicità che ne garantiscano tracciabilità lungo tutta la filiera consentirebbe di valorizzare il territorio, dare certezza al consumatore sulla provenienza del prodotto, ottenere ricadute economiche non irrelevati sulle aziende”.
” Non è pensabile – ha affermato Cateno De Luca – recarsi oggi negli agriturismi in Sicilia, piuttosto che negli hotel, e ritrovarsi a colazione il miele prodotto all’estero. Bisogna superare questo gap strutturale. La politica deve trovare le risposte. Questo Piano in particolare – ha evidenziato De Luca – ci sembra poco identitario, mentre cerchiamo di analizzare i punti di forza del PSR ci rendiamo conto che manca una vera strategia del marketing territoriale. Bisogna dunque ripartire da qui per tentare di trovare una soluzione non solo per la filiera corta, ma anche per ciò che riguarda la certezza del credito rispetto ai tempi, e il finanziamento dei piani integrati di filiera”.
Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) Sicilia 2014-2020, assegna alla Sicilia 2,2 mld.