Taormina – “La stagione turistica a Taormina è andata bene e proprio per questo ci si augurava un allungamento del periodo di impiego dei lavoratori nel settore turismo ed in particolare nelle strutture ricettive. Ma cosi non è stato ed è un dato che non ci soddisfa”. Lo afferma il segretario regionale della Fisascat Cisl Sicilia, il taorminese Pancrazio Di Leo, coadiuvato dal segretario aggiunto Salvatore D’Agostino. A Taormina e nella zona jonica sono ben 10 mila gli impiegati in questo ambito tra comparto alberghiero e commercio. “Nel nostro territorio i contratti dei lavoratori – spiega Di Leo -, per la quasi totalità, non hanno superato i 5 mesi, in qualche caso 6 e al massimo 7 con qualche azienda che già da tempo ha operato in tal senso una scelta incoraggiante. Abbiamo sostenuto e ribadiamo la nostra posizione: si poteva assumere sin dal 1 aprile anziché farlo dal 16 aprile, e si poteva prevedere il licenziamento al 30 ottobre o al 7 novembre anziché già al 14 ottobre. Sentiamo anche dire che la questione dei contratti che finiscono in questi giorni anziché magari qualche settimana dopo, sia legata, in qualche modo, ad un calo di presenze per problemi di viabilità, alle strade e al maltempo e questa cosa ci fa sorridere perché tutti sappiamo che i turisti prenotano la loro vacanza diversi mesi prima, senza quindi che loro, noi o nessun altro possa conoscere le previsioni meteo. Alcune strutture, per altro, hanno avuto diverse prenotazioni anche per novembre e noi da sempre siamo convinti che con un buon lavoro di programmazione la stagione turistica può prolungarsi in modo significativo e concreto”. “Si discute molto spesso di rappresentatività datoriale – continua Di Leo – e noi vorremmo avere maggiore chiarezza, specie a Taormina dove ci sono due associazioni del settore alberghiero ed è, quindi, nostro auspicio che tali sodalizi possano sintetizzarsi e unirsi in un’unica realtà”. “Col buon senso – conclude Di Leo – si possono trovare le soluzioni per non penalizzare i lavoratori. Lo abbiamo detto anche in sede Ministeriale. Non si risolvono i problemi riducendo l’indennità e la contribuzione. I lavoratori aspirano a fare qualche mese in più di lavoro e vogliono evitare di gravare sui costi dello Stato. Si preferisce, come detto, assumere dopo il 15 del mese e a fine stagione licenziare prima del 15 e non più a fine mese, cosi le aziende riducono i costi? Ad inizio stagione parte del personale stagionale è stato sostituito con dipendenti assunti tramite voucher o personale extra-occasionale e si è avuto anche un incremento degli stage. Tutto ciò a danno di quei lavoratori che professionalmente preparati e con sacrifici nelle stagioni precedenti riuscivano a lavorare oltre 6 mesi. Il governo vuole una flessibilità che non può trovarci d’accordo. Noi combattiamo il precariato. A fronte di rapporti di lavoro corretti e più lunghi “più lavoro corrisponde a meno mesi indennizzati e quindi meno spese per lo Stato”.