Ieri , 2 agosto, ricorreva il 35° anniversario della strage di Bologna nella quale persero la vita 85 innocenti cittadini ed oltre 200 rimasero feriti.
In 35 anni non si è riusciti a scoprire la verità: vi sono stati dei processi, delle condanne, ma dei mandanti neppure l’ombra: chi dice sia stata la mafia, chi il terrorismo, chi altro..
Quel che è certo è che accanto alle 85 vittime ed ai 200 feriti occorre contare un’altra vittima, altrettanto importante: la verità.
Finchè non verrà scoperta la verità non vi potrà essere giustizia e non si potrà rendere onore ai morti.
Onofrio Zappalà era un ragazzo di S. Alessio Siculo di 27 anni, assunto in Ferrovia, che si trovava al binario 2 della stazione di Bologna in attesa di raggiungere il proprio posto di lavoro in un altro paesino vicino.
Una morte assurda, disumana e, a tutt’oggi, senza verità.
Ieri sera, come tanti cittadini, sono andato A S. Alessio ad assistere alla messa in ricordo di Onofrio Zappalà e degli altri caduti.
La funzione è stata celebrata da don Luigi Ciotti, sacerdote antimafia ed animatore della Associazione Libera che gestisce diversi terreni e beni confiscati alla mafia oltre a svolgere un encomiabile ruolo di educazione alla legalità
Era presente anche Salvatore Borsellino, fratello dell’indimenticato giudice Paolo Borsellino trucidato dalla mafia.
Non conoscevo, e non conosco, Salvatore Borsellino e non posso esprimere alcun giudizio su di lui, se non quello visivo e fugace di ieri sera: mi è sembrato una persona per bene, indurito dal dolore e per questo, forse, poco propenso a compromessi: ma degno della massima considerazione per il modo caparbio con il quale ricerca la verità sulla morte del fratello e su tanti delitti di mafia.
Nell’ascoltare l’omelia di don Ciotti sono rimasto sorpreso dai tantissimi richiami fatti a papa Francesco e mi sono detto che se un sacerdote, diciamo così, di frontiera, che privilegia la sostanza alla forma ed all’ipocrisia, parla così tanto ed in modo così entusiasta di Papa Francesco, allora questo Papa rappresenta veramente la rivoluzione, lenta ma inesorabile, che può cambiare la Chiesa e, forse,anche la nostra società.
La semplicità e la ricerca della verità di Papa Francesco sono i cardini del suo pontificato e, ad ogni piè sospinto, cozzano e stridono contro l’ipocrisia della nostra società che consente le più grandi ingiustizie ed atrocità purchè commesse in modo “ politicamente corretto”ed ipocritamente formale.
I tanti, troppi, Onofrio Zappalà, morti assurdamente senza un perché e quelli morti perchè tentavano di affermare la legge, potranno essere onorati e finalmente riposare in pace se la verità potrà emergere finalmente e, con la sua luce, rendere loro giustizia.
Nessuno di noi, con ogni probabilità, diventerà santo o degno di grandi ricordi, ma certamente, senza alcun gesto eroico, se nella vita di ogni giorno non accettassimo supinamente le prepotenze, anche minute, di tutti i giorni, le bugie che con regolarità ci vengono propinate, ci troveremmo in una società migliore e, sicuramente, più giusta.
Come vedete molto dipende da noi e ciò lo possiamo fare solamente se prendiamo coscienza che gli altri, potenti o no, sono, molto spesso, uguali a noi se non, tantissime volte, più scadenti di noi.
Gianni MIASI