Un giovane studente, Daniele Fleri, di Santa Teresa di Riva, martedì 22 Luglio, ha discusso nella facoltà di Architettura ed Ingegneria di Catania una brillante tesi di laurea sulla valorizzazione dell’Abbazia S.S. Pietro e Paolo d’Agrò e di tutta la valle. La presentazione ha suscitato subito l’interesse della commissione di laurea ed ha intercettato l’attenzione dei presenti per il valore dei contenuti trattati in merito al progetto di recupero del bene culturale antico, vero gioiello dell’umanità per l’originalità e la sintesi dello stile bizantino, arabo e normanno, rappresentando il primo esempio di protogotico capace di unire in un’unica struttura elementi architettonici diversi.
Questa testimonianza delle civiltà antiche della Sicilia, risalente originariamente al VI° sec e ricostruita nel 1117, ha svolto le funzioni di monastero, costituendo un centro religioso di rilievo per tutto il circondario e di conseguenza punto di riferimento sociale ed economico per tutta la vallata ed il comprensorio della costa jonica.
Questo bene comune nel tempo, venendo meno il supporto della fede ed accentuandosi l’abbandono dei paesi collinari, ha subito un declino irreversibile tale da trasformarsi nella realtà in un utilizzo privato deprecabile, intaccandone la bellezza e la funzione culturale – sociale.
Per questo motivo Daniele Fleri, sollecitato dagli studi della sua facoltà e dalla ricerca di umanizzazione dell’architettura in relazione all’ambiente in cui si vive, ha colto la necessità di ridare luce al passato e ricostituire un ambiente rinnovato, fruibile sotto l’aspetto paesaggistico, culturale ed economico in grado di rispondere alle esigenze di visitatori, amanti dell’arte e della natura, di operatori culturali per una struttura idonea a vari tipi di eventi, di abitanti e villeggianti pronti a beneficiare delle potenzialità agricole e dello spazio verde rinvigorito per agevolare le relazioni umane e l’interazione positiva con il territorio circostante.
La metodologia della prospettiva inedita, che sottende questo progetto intorno all’Abbazia, sta nel fatto che tutto è intimamente connesso e va collegato il passato con il futuro mediante l’uomo che agisce nel presente e dovrebbe trasformare i luoghi vissuti nel rispetto della storia, della reciprocità tra natura e società e dell’ecologia integrale. Per questo motivo l’uomo, secondo la filosofia di Hans Jonas, va educato al principio di responsabilità, mettendo al centro dell’agire non più l’individuo ma la collettività e seguendo la nuova etica che esige un mondo adatto ad essere abitato per cui le conseguenze delle singole azioni devono essere compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra sia per le generazioni attuali che per le future.
La necessità di questa nuova etica si fonda sul piano razionale per contrastare i danni già prodotti e pure minacciati dallo sviluppo della tecnica cieca, prigioniera della visione consumistica dell’essere umano ed incapace di salvaguardare il patrimonio naturale, la particolarità e la varietà delle culture, l’identità di un territorio e di un popolo. Il giovane studente universitario con una proiezione, pur utopica ma credibile e funzionale ad una realtà futura desiderabile da vivere, intende evitare i rischi ricorrenti della miopia politica e dell’economia globalizzata, scegliendo di integrare la storia, la cultura e l’architettura della valle d’Agrò, tutelandone l’identità originale, i tesori culturali e le relazioni con l’ambiente in modo da ripristinare l’armonia, l’ampiezza, l’appartenenza e la convivenza.
Lo spazio così ripensato farebbe sentire veramente a “casa” all’interno di un paesaggio integrato ed aperto, dove la bellezza e la funzionalità esteriore facilitano comportamenti di solidarietà, di sicurezza e di amicizia e promuovono attività creative e produttive tali da ridare dignità e migliorare la qualità della vita in tutto il comprensorio circostante. Il lavoro di Daniele, portato avanti da qualche anno, è una tesi sperimentale rilevante per la fatica dello studio, la sensibilità e la consapevolezza di essere figlio della sua famiglia e della terra in cui abita. Per questo motivo ed alla luce della lettera enciclica “LAUDATO SÌ” di Papa Francesco la tesi di laurea ha il sapore della profezia ed il profumo dell’utopia perché invita a scoprire nuove soluzioni al di là della tecnica e nel rispetto dell’essere umanoe del mondo creato.