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domenica, Novembre 24, 2024
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Ricciardi lascia dopo dieci anni. “Sono fiero di quello che ho fatto” 

LIMINA – Passo d’addio anche per Filippo Ricciardi, sindaco di Limina uscente dopo due mandati consecutivi e 25 anni di politica attiva. Un bilancio è d’obbligo, anche se il suo impegno per il suo piccolo paese della Valle d’Agrò non sembra destinato a finire.

 

“Sono fiero di quello che ho fatto in questi anni per la mia Gente. Ho lavorato a testa bassa, fiero ed orgoglioso, senza sosta e spesso senza orari, sempre in buona fede e cercando di essere sempre vicino alle esigenze della mia comunità, da consigliere comunale di opposizione, da assessore, da sindaco”.

— Ha fatto tutto quello che era stato programmato?

“Posso affermare che ho fatto per il mio paese tutto quello che doveva e poteva essere fatto, in ragione di quello che era stato programmato nel 2010. Abbiamo fatto più di quanto si poteva fare, affrontando emergenze di vario genere, alcune delle quali sono rimaste irrisolte. Abbiamo prodotto una gran mole di lavoro nell’ambito dei servizi socio-assistenziali (fiore all’occhiello il “pasto caldo giornaliero” per quei soggetti che vivono soli o con impedimenti, ndc), della politica della casa (attivati i bandi per l’assegnazione di 8 alloggi popolari), dei beni culturali (recuperata una antica sentenza del 1830 su una controversia Archimandritato – Comune e recuperato una collezione fotografia che va dal 1836 al 1904),  dell’istruzione, del turismo, dello sport, delle politiche giovanili e del lavoro, dell’effiocientamento energetico (su due immobili comunali) ed abbiamo operato il contenimento dei costi di gestione al fine di mantenere i conti in ordine, difatti lascio un bilancio vivo ed attivo”.

— Lei si assolve, ma non tutto è filato liscio.

“Un rammarico c’è. In questi anni è stato fomentato il sentimento dell’odio, in piazza e su libelli anonimi, che è prevalso sulla attività di controllo della gestione, senza spirito di collaborazione che sarebbe stata bene accetta nei limiti delle competenze istituzionali reciproche. Al contrario di quanto accadeva nelle commissioni e nelle riunioni di consiglio in cui, tranne qualche rara eccezione, si è respirato un clima di collaborazione reciproca nell’interesse del bene comune”. 

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