CASALVECCHIO – Il nostro patrimonio artistico sempre più senza tutela e nel totale abbandono. E’ il caso degli affreschi della chiesa madre di Casalvecchio rovinati dall’umidità per le infiltrazioni di acqua piovana che proviene dalla strada provinciale 19, retrostante la chiesa stessa. Anni di disinteresse nonostante gli appelli lanciati dai parroci che si sono succeduti alla guida della parrocchia di Sant’Onofrio, hanno irrimediabilmente danneggiato i dipinti posti nell’abside, dietro l’altare maggiore, realizzati durante dal Seconda Guerra Mondiale da uno “sfollato” di eccezione, il pittore Tore Calabrò (noto per essere l’autore della Madonnina del Porto di Messina) che si rifugiò a Casalvecchio per sfuggire ai bombardamenti degli alleati su Messina e che decorò la chiesa con l’aiuto di un suo allievo del luogo, Giuseppe Lama, e di alcuni giovani che frequentavano la parrocchia, per riconoscenza verso il paesino che l’ospitava.
A Casalvecchio, Tore Calabrò trascorse il suo tempo affrescando le pareti attorno all’altare maggiore della chiesa madre dedicata a Sant’Onofrio Anacoreta (patrono di Casalvecchio) e che risale al sec. XVII . Opere di pregevole fattura che hanno sempre suscitato ammirazione e interesse dei visitatori e degli esperti e che la comunità casalvetina ha conservato come meglio non poteva. Fino a quando l’umidità cominciò a fare capolino. Le prime piccole macchie, poi lo sfacelo. L’acqua piovana si era infiltrata nell’abside attraverso la strada provinciale 19 che vi passa proprio dietro, devastando i muri ed i loro affreschi. Appelli e petizioni sono stati inoltrati agli organi competenti dal Comune alla Provincia, all’Assessorato regionale ai beni culturali e alla Sopintendenza, praticamente a tutti coloro che avevano competenza per salvare il salvabile: nessuna risposta. Oggi il danno è fatto, ma prima che si arrivi alla totale distruzione di tutti gli affreschi c’è ancora qualche margine di intervento. Potrebbe essere possibile recuperarli, le tecniche non mancano. Manca, purtroppo, la volontà “politica” perché non è assolutamente pensabile che in piccolo comune come Casalvecchio, indebitato sino al collo e sempre vicino al dissesto, possa coprire le spese di restauro e soprattutto possa provvedere ad eliminare l’umidità che trasuda dal muro della chiesa confinante con la strada provinciale. Possibile che per tutelare il nostro patrimonio artistico e storico non ci sia nessuno disposto ad ascoltare il nuovo appello del sindaco Marco Saetti e del parroco don Agostino Giacalone per salvare ciò che ancora resta di quello che l’artista messinese dipinse nel 1943 nel tempio dedicato a Sant’Onofrio il cui culto (come si evince dalla lettura di un suo diploma rilasciato nel 1117 ) risale ai tempi di Ruggero II?