La mostra “Il bello dell’anima”, inaugurata il 12 marzo, si protrarrà fino al 19 marzo, nelle sale del Monte di Pietà di Messina. Il percorso espositivo comprende otto foto della serie Big Nudes (Unicorn Gallery di Los Angeles) del fotografo tedesco, naturalizzato americano, Helmut Newton e trentasei opere realizzate dai pittori messinesi Alex Caminiti e Michele D’Avenia. Curatrice della Mostra, la professoressa Daniela Pistorino, storico dell’arte e organizzatrici, la dottoressa Eligia Catanesi e la dottoressa Susy Pergolizzi, presidente della Fidapa di Messina. Tema di fondo dell’esposizione, la rivisitazione del nudo femminile visto come una sorta di esercizio sui diversi linguaggi artistici: quello di Newton, basato sul gioco sottile di citazioni,d’ambiente e di luogo, quello di Caminiti sulle sperimentazioni informali degli anni ‘ 60 e ’70 e quello di D’Avenia sulle suggestioni colte e raffinate della cultura rinascimentale, fiamminga e barocca. “Fil Rouge” tra gli artisti, la visione casuale,quotidiana dell’immagine : più consueta e colloquiale in Newton, più studiata e raccontata in D’Avenia, solo intuita in Caminiti. E’ un’evocazione di mondi femminili, posti tra realtà e finzione, dove ciò che è illusorio, appare altrettanto vivo,armonioso e coinvolgente di ciò che è reale. L’idea archetipa del femminile si svolge nella modernità ,in una narrazione ininterrotta di corpi nudi in momenti di ritualità privata; i punti di vista che convergono su un medesimo soggetto differiscono con effetti stranianti. Ne deriva un erotismo ironico che , supportato da un afflato poetico, crea un’atmosfera onirica. La sensualità patinata delle foto di Newton rimanda ai modelli culturali degli anni ’80 e all’immagine della donna rampante ed esasperata. Vigore e compattezza quasi arcaici, in una visione antinaturalistica, suggeriscono le pennellate di colore sulla tela di Caminiti. Esse si possono leggere come parti di un corpo femminile immaginato solo nei particolari ma percepito emotivamente e sensorialmente ,attraverso gli effetti cromatici contrastanti. D’Avenia, invece, attraverso la citazione dei maestri antichi ,dà vita a figure di donne nitide , dai contorni precisi, rese come nature morte, tuttavia ancora palpitanti di vita, in una personalissima interpretazione del genere. L’eterno “femminino” nei tre è parimenti vitale e gioioso, aggrovigliato nei nodi inestricabili del desiderio e del sogno.