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mercoledì, Ottobre 23, 2024
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Troppi bambini perseguitati e uccisi dai nuovi Erode

In questi giorni di festa di Natale, non ci sono solo i regali, doni, ma anche le lacrime. Lo ricorda almeno in tre momenti, il Santo Padre, Papa Francesco, facendo esplicito riferimento ai vari conflitti nel mondo, ai tanti, troppi cristiani discriminati, perseguitati e uccisi, in particolare ai bambini violati e massacrati. Il 1° momento di riflessione si trova nella lettera ai cristiani del Medio Oriente del 21 dicembre, dove “alle note dei canti natalizi si mescoleranno le lacrime e i sospiri”. Tribolazioni e afflizioni si sono rinnovate in questi giorni a causa di quella organizzazione terroristica, di dimensioni inimmaginabili, il califfato dell’Isis, che non risparmia neppure i bambini. Il secondo momento è il 25, giorno di Natale, nel Messaggio Urbi et Orbi, il Papa insiste sulle “tante lacrime che ci sono in questo Natale insieme con le lacrime di Gesù», a causa di tanti Erode che ancora perseguitano i bambini, cominciando da prima che nascano. Il Papa ha ripetuto che “sono le persone umili, piene di speranza nella bontà di Dio, che accolgono Gesù e lo riconoscono”, mentre tra i potenti di questo mondo spesso prevalgono “l’indifferenza, il rifiuto”.

Il rifiuto di Dio e la violenza, tragicamente, colpiscono anche i bambini. “Il mio pensiero”, ha detto Francesco, va a tutti i bambini oggi uccisi e maltrattati, sia a quelli che lo sono prima di vedere la luce, privati dell’amore generoso dei loro genitori e seppelliti nell’egoismo di una cultura che non ama la vita; sia a quei bambini sfollati a motivo delle guerre e delle persecuzioni, abusati e sfruttati sotto i nostri occhi e il nostro silenzio complice; e ai bambini massacrati sotto i bombardamenti, anche là dove il figlio di Dio è nato”.

Il Papa paragona esplicitamente i bambini perseguitati e uccisi alle vittime di Erode: “Ancora oggi il loro silenzio impotente grida sotto la spada di tanti Erode. Sopra il loro sangue campeggia oggi l’ombra degli attuali Erode”. E la denuncia diventa anche preghiera: “Gesù salvi i troppi fanciulli vittime di violenza, fatti oggetto di mercimonio e della tratta delle persone, oppure costretti a diventare soldati; bambini, tanti bambini abusati. Dia conforto alle famiglie dei bambini uccisi in Pakistan la settimana scorsa”.

Il Papa è preciso e così fa i nomi dei Paesi dove i bambini – e non solo loro – soffrono: ricorda la “brutale persecuzione” dei cristiani e di altre minoranze religiose in Iraq, in Siria, in Nigeria “dove altro sangue viene versato e troppe persone sono ingiustamente sottratte ai propri affetti e tenute in ostaggio o massacrate”. Il Papa insiste: Erode c’è ancora dove si uccide, ma c’è anche dove si volta la testa dall’altra parte e si rifiuta di guardare le vittime. Di fronte al Bambino Gesù, Papa Francesco prega perché “con la sua mansuetudine questo potere divino tolga la durezza dai cuori di tanti uomini e donne immersi nella mondanità e nell’indifferenza, nella globalizzazione dell’indifferenza. Che la sua forza redentrice trasformi le armi in aratri, la distruzione in creatività, l’odio in amore e tenerezza”.

Pertanto occorre rifiutare il modello Erode, in tutte le sue declinazioni e travestimenti, e “riconoscere nel Bambino Gesù, la salvezza donata da Dio a ogni uomo”.

Il terzo momento di riflessione papa Francesco lo offre all’Angelus del 26, per la festa di Santo Stefano, il proto-martire. Al martirio fa riferimento il Vangelo di oggi: «Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato» (Mt 10,22). Queste parole del Signore non turbano la celebrazione del Natale, – ha osservato il Papa – ma la spogliano di quel falso rivestimento dolciastro che non le appartiene. Ci fanno comprendere che nelle prove accettate a causa della fede, la violenza è sconfitta dall’amore, la morte dalla vita. E per accogliere veramente Gesù nella nostra esistenza e prolungare la gioia della Notte Santa, la strada è proprio quella indicata da questo Vangelo, cioè dare testimonianza a Gesù nell’umiltà, nel servizio silenzioso, senza paura di andare controcorrente e di pagare di persona. E se non tutti sono chiamati, come santo Stefano, a versare il proprio sangue, ad ogni cristiano però è chiesto di essere coerente in ogni circostanza con la fede che professa. E la coerenza cristiana è una grazia che dobbiamo chiedere al Signore. Essere coerenti, vivere come cristiani e non dire: “sono cristiano”, e vivere come pagano. La coerenza è una grazia da chiedere oggi”, ha detto Papa Francesco.

Inoltre il Papa ricorda che oggi in particolare si prega per “quanti sono discriminati, perseguitati e uccisi per la testimonianza resa a Cristo. Vorrei dire a ciascuno di loro: se portate questa croce con amore, siete entrati nel mistero del Natale, siete nel cuore di Cristo e della Chiesa”. Infine il Papa invita a pregare perché grazie a questi martiri di oggi, si rafforzi nel “mondo l’impegno a riconoscere e assicurare concretamente la libertà religiosa, che è un diritto inalienabile di ogni persona”.

Un ultima considerazione. I chiari riferimenti di Papa Francesco ai “nuovi Erode” che oggi uccidono e massacrano i bambini prima che nascano e vedono la luce, ci fanno venire in mente a quel genocidio invisibile e censurato, di oltre un miliardo di vittime innocenti, una strage di cui nessuno parla: l’aborto. E qui non posso non citare l’ottimo pamphlet di Antonio Socci, “Il genocidio censurato”, (Piemme 2006). Il testo ben documentato, mette a confronto le vittime del XX secolo, il cosiddetto Novecento, sicuramente il più violento nella storia dell’umanità. Da una parte i cento, centocinquanta milioni (forse duecento) di persone uccise, tutte vittime delle guerre, dei genocidi, dei totalitarismi comunisti e nazisti, dei fondamentalismi, dei razzismi. Un quadro spaventoso, attendibile e che nessuno ormai mette in discussione. Dall’altra parte, però, resta fuori un’altra strage, dalle dimensioni ancora più spaventose, di cui tutti fanno finta di non conoscere: “una soppressione di vite umane addirittura autorizzata e finanziata dagli Stati”, “il più vasto olocausto della storia umana”: un miliardo di vittime, attraverso le pratiche abortive. Un massacro che nonostante tutto continua ancora nell’indifferenza della maggioranza degli uomini.

 “Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l’aborto,- diceva Santa madre Teresa di Calcutta – perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa. […] Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c’è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te di uccidere me”. Quanto profetiche e soprattutto vere sono queste parole della grande santa.

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