In questi giorni due articoli mi hanno impressionato per gli scenari inquietanti che hanno tracciato. Il primo è quello pubblicato da un blog che non conoscevo,“Libreidee.org”, “L’UE: guerra alle porte? L’esercito contro chi sciopera” (19.9.14). Nel testo si sostiene che l’Unione Europea deve prepararsi a combattere scioperi e proteste sociali con la forza militare. A causa dell’ aggravarsi delle disuguaglianze provocate dall’economia globalizzata e dai crescenti conflitti militari all’interno delle frontiere della Ue, questo tipo di manifestazioni inevitabilmente dovranno aumentare. Lo conferma uno studio dell’Istituto per la Sicurezza dell’Unione Europea: gli autori, senza mezzi termini, affermano che di fronte a questi sviluppi l’esercito dovrà essere utilizzato sempre più per compiti di polizia, in modo da poter proteggere i ricchi dalla collera dei poveri, riferisce Denis Krassnin.
La ricerca, “Prospettive per la difesa europea 2020”, pubblicata già nel 2008, cioè un anno dopo il quasi-collasso del sistema finanziario globale, rende chiaro (fin dal titolo) che gli accademici e i politici sono perfettamente consapevoli delle possibili implicazioni “rivoluzionarie” della crisi.
Gli Stati in simbiosi con le multinazionali, le cosiddette mille aziende che incassano la maggior parte del fatturato l’anno, e quindi con i superpoteri, devono obbligatoriamente difendersi dagli invitabili conflitti sociali che prima o poi esploderanno. Esempi: «Uno sciopero dei netturbini a Napoli, in Italia, uno sciopero dei vigili del fuoco a Liverpool, in Inghilterra, e dei controllori del traffico aereo negli Stati Uniti». In tutte queste situazioni, «l’esercito è già stato utilizzato per mantenere in funzione le infrastrutture». Anche se questo non era in realtà un lavoro di competenza dei militari, Ries avverte che nei prossimi anni l’esercito dovrebbe essere utilizzato a livello nazionale con sempre maggiore frequenza: il «lavoro di polizia» che dovranno svolgere le truppe sarà necessario sempre più frequentemente a causa di queste tensioni, si legge nel testo”.
Peraltro, già i soldati sono stati già schierati anche contro i lavoratori in sciopero in Spagna e in Grecia, dove è stata dichiarata la legge marziale per costringerli a tornare di nuovo al lavoro.
E se i poveri lavoratori devono affrontare questa dura realtà i potenti del mondo si divertono con altre realtà e siamo all’altro fondo che ha suscitato il mio interesse è uscito proprio oggi, 30 settembre 2014 pubblicato su “LaNuovaBussolaquotidiana.it”, per la firma del professore Massimo Introvigne, “Sesso, droga e new age. I poteri forti sono a nudo”. Il professore ci intrattiene sulla partecipazione degli imprenditori più potenti del mondo come i fondatori e padroni di Google, Larry Page e Sergev Brin, e i loro omologhi di Facebook, Mark Zuckerberger, e di Amazon, Jeff Bezos, più altri imprenditori di primissimo piano a una grande riunione, che non è più quella classica della Commissione Trilaterale, del Bilderberg, o del Forum di Davos. Ma si sono ritrovati alla fine di agosto in un deserto americano in mezzo a cinquantamila hippie maleodoranti e mezzi nudi. In pratica hanno partecipato nel deserto di Black Rock nel Nevada al “Burning Man Festival, Festival dell’Uomo che Brucia”. Qui alla temperatura di 50 gradi in una zona isolata dove non funzionano né internet né i cellulari, per una settimana si radunano oltre cinquantamila persone che vivono allo stato primitivo, selvatico, loro amano dire libero. “Sul Festival dell’Uomo che Brucia – scrive Introvigne – sono stati ormai pubblicati diversi studi accademici, che hanno insistito sulle sue due radici. La prima è il movimento delle «zone temporaneamente autonome» (Taz, Temporary autonomous zones), lanciato dal poeta anarchico americano Hakim Bey, pseudonimo di Peter Lamborn Wilson, nato nel 1945. Wilson, o se preferite Bey, propugnava la creazione di spazi – destinati a durare per qualche giorno o settimana – in cui non vi fossero leggi e non potesse entrare la polizia, dove ciascuno potesse fare letteralmente tutto quello che gli passava per la testa. Secondo l’ideologia anarchica, in queste zone tutto sarebbe andato per il meglio e le persone si sarebbero regolate da sole in modo allegro e felice”.
Peraltro Wilson è un uomo di cultura, uno dei maggiori studiosi di Gabriele D’Annunzio (1863-1938): sostiene che lo Stato Libero di Fiume guidato dal poeta italiano nel 1920 è stata la prima Taz, e fa notare che la sua costituzione è stata la prima al mondo a legalizzare l’omosessualità, il nudismo e l’uso delle droghe. A questo proposito, c’è un ottimo studio di Salvatore Calasso, uscito sulla rivista “Cristianità” (n.361, luglio-sett. 2011) dal titolo, “L’impresa di Fiume avanguardia della Rivoluzione Culturale”.
Ritornando a Wilson, il problema è che propugna per le Taz non solo la libera omosessualità ma anche la libera pedofilia. Pertanto secondo Introvigne, “La sua collaborazione con la Nambla (North American Man/Boy Love Association), la maggiore associazione americana che promuove la libertà di pedofilia, lo ha reso una figura controversa anche negli ambienti anarchici: sì, anche il medio anarchico qualche volta scopre di avere una coscienza”.
Tuttavia l’idea di Taz, è stata rilanciata con successo da un artista di San Francisco, Larry Harvey, che ha inventato il Burning Man Festival, infarcendolo di meditazioni e rituali di tipo New Age e neo-pagano, ispirati alle popolazioni native americane, “Questi rituali – la seconda radice del Burning Man – dovrebbero rendere tutti più tranquilli e più buoni, ed evitare derive sgradevoli specie nel settore delicato della pedofilia”.
Al raduno partecipano artisti più o meno di talento, tra una meditazione e l’altra, viene fatto bruciare un fantoccio di uomo e anche opere d’arte prodotte apposta. In pratica nel Nevada i cinquantamila passano una settimana di “vita alternativa, da Taz appunto, che ricorda vagamente Woodstock e altri concerti e raduni hippie degli anni 1960. Vale la pena riportare per intero le parole di Introvigne: “Ci sono la droga che scorre a fiumi, la nudità e accoppiamenti di tutti i generi: ma saggiamente Harvey, conoscendo le derive pedofile del movimento Taz, vieta o almeno sconsiglia fortemente la presenza di bambini. C’è la possibilità di sperimentare una società anarchica o, se si vuole, perfettamente comunista dove non c’è proprietà privata – non si può vendere nulla, solo donare o scambiare, e non ci sono case, si dorme nel deserto o nella tenda che ognuno è riuscito a portarsi in uno zaino -, non c’è famiglia – lo spirito del festival favorisce piuttosto gli accoppiamenti effimeri e liberi, in tutte le direzioni – e non c’è religione, perché comunque la si pensi tocca partecipare ai rituali più svariati, anche contraddittori tra loro.
Abolite la religione, la famiglia e la proprietà si è pronti per assorbire un vero e proprio bombardamento di ideologia relativista. Come spiega Harvey, l’Uomo che Brucia insegna la filosofia «postmoderna» che sembra complicatissima ma in fondo è molto semplice: non ci sono verità, ma solo esperienze, le dottrine dividono, i rituali uniscono purché non trasmettano una dottrina, ma solo l’idea secondo cui tutte le credenze sono di ugual valore. L’Uomo – l’uomo maschio, il padre, che comunque merita di bruciare un po’ di più della donna o dell’omosessuale – scompare nel fuoco ogni anno per ricordare a tutti che nessuna identità è permanente né dura nel tempo. Una delle più belle costruzioni del festival è il Tempio, realizzato da scultori e architetti di notevoli capacità – per chi apprezza il genere – e ogni anno dedicato a una diversa religione, spesso inventata o fantastica. Ebbene: per bello che sia, anche il tempio brucia, perché la presunta verità non dura più di una settimana, la religione che è vera quest’anno sarà falsa l’anno prossimo. Ma niente paura: ci sarà un altro tempio più grande e più bello, poi daremo fuoco anche a quello, e così via all’infinito. Forse i nuovi hippie non conoscono Friedrich Engels, il cofondatore con Karl Marx del Partito Comunista, ma il Burning Man mette in scena il suo motto: «tutto quello che esiste merita di morire».
Tirando le somme tutto questo che il professore Introvigne ha ben descritto nell’articolo, si chiama “dittatura del relativismo”, all’ennesima potenza”. In pratica è quello che ha scritto e sostenuto per anni Joseph Ratzinger, prima da cardinale e poi da papa. “Ribadendo la condanna cattolica della massoneria, spiegava che le logge non hanno nemmeno bisogno d’insegnare il relativismo a parole: per trasmetterlo, basta «la forza del rituale». Pensiamo a quanto più forte è il rituale dell’Uomo che Brucia, proposto a persone già poste in uno stato alterato di coscienza e di eccitazione dal caldo del deserto, dalla droga, dagli eccessi sessuali. Due generazioni fa, i poteri forti si ritrovavano nelle logge massoniche più tradizionali. L’avvocato Giovanni Agnelli spiegò, esagerando, che in loggia rischiava ormai d’incontrare il suo barbiere, e la sua generazione preferiva i vari Bilderberg. Oggi i padroni di Google, di Facebook, di Amazon, che esercitano un controllo sulle nostre vite infinitamente più capillare dei “padroni delle ferriere” di un tempo, si ritrovano all’Uomo che Brucia”.
Un’ultima puntualizzazione marginale, pare che i vip non si mescolano veramente “con gli hippie o ex hippie, i quali non si lavano, sudano ed emanano cattivo odore – per non parlare del fatto, svelato da qualche giornalista curioso che è andato a vedere di persona, che non tutto al Burning Man è pace e amore, si moltiplicano le violenze carnali, le overdose e anche i suicidi. No, i padroni del mondo vanno dall’Uomo che Brucia in aereo privato, e lì dormono in tende di lusso con aria condizionata, camerieri e cuochi stellati. Pagano 25.000 dollari, non il normale biglietto d’ingresso di trecento, anche se dentro le tende trovano le più belle modelle, e modelli, con i tempi che corrono, di New York che, vedi caso, il biglietto a quattro zeri non lo hanno pagato. Ma ci sono tanti modi per pagare. Però – lasciamo al New York Times la responsabilità di queste affermazioni – si dice che la droga corra anche nelle tende di superlusso, e certamente i signori di Internet partecipano con entusiasmo ai roghi delle statue e dei templi e manifestano il loro assenso ovattate delle logge e dei Bilderberg al carnaio di corpi nudi, drogati e non troppo puliti dell’Uomo che Brucia ci fa capire tante cose su quello che sta succedendo nel mondo: e sul futuro che questi signori vogliono prepararci”.