Taormina – “Sono amareggiato, ma sereno” ha risposto padre Salvatore Sinitò ad una nostra precisa domanda sui tanti pettegolezzi che hanno minato la tua permanenza nelle dodici chiese di Taormina. “Amareggiato – ha precisato – per le menzogne sul mio operato; sereno perché non ho fatto niente e il Signore me n’è testimone”. L’intervista col il rev. Sinitò è maturata nel suo ufficio, nel Duomo di Taormina. Una intervista che ha toccato le fasi pungenti di questi ultimi mesi, da quando cioè l’arcivescovo di Messina ha deciso di sostituirlo per delle presunte dicerie, che hanno messo in discussione la correttezza e la religiosità del titolare della parrocchia di Taormina. Tutti i passaggi sono stati dettagliatamente trattati nell’intervista. A noi premere mettere in risalto due cose, percepite durante il colloquio col parroco. La prima. Da quando padre Sinitò è arrivato a Taormina ha dato una sterzata innovativa al sistema clientelare che gestiva l’Arcipretura. Erano in parecchi a percepire denaro e il parroco ha dato un taglio netto a questi arbitrari vitalizi. In più ha aperto al culto tutte le chiese (dodici), ha messo ordine e creato una nuova squadra. Da questo momento sono partite le prime denunce, le prime lettere anonime, le prime minacce. “Due erano le cose da fare – ha precisato padre Salvatore – o continuare a non vedere e sarei rimasto una vita a Taormina, oppure spezzare questo sistema, cosa che ho fatto, sapendo di andare incontro a dei ricatti”. Con i tanti soldi rimasti in cassa (prima si vedevano pochi spiccioli) il rev. Sinitò ha fatto delle opere di restauro di grosso spessore religioso e culturale. Chi entra in chiesa, adesso, c’è la spiegazione dell’Arcipretura in quattro lingue; è stata rifatta la facciata, sistemato la piazzetta interna, realizzato un teatro (e sala convegni), sistemato l’impianto di videosorveglianza in chiesa. Lo stesso impianto che gli ha consentito di vedere e registrare chi imbucava le lettere anonime. Padre Sinitò ha un dossier incredibili. Sa perfettamente da quali mani sono partite le lettere anonime, sa chi le ha messe nelle buca della chiesa, sa chi sono gli artefici del suo contestato allontanamento dall’Arcipretura di Taormina. Sa e tace. Questo è il parroco Salvatore Sinitò.
La seconda. Il suo allontanamento da Taormina (che avverrà il 31 agosto) secondo noi è un fatto prettamente politico. Ancora nessuno sa chi dovrà sostituirlo, ma mons. Calogero La Piana lo sa da tempo chi verrà a Taormina (ed anche noi forse lo sappiamo, e con noi alcuni preti, cittadini e religiosi) L’arcivescovo di Messina in questa storia, probabilmente costruita con inganno per mandare via don Salvatore, ha ascoltato i denigratori di padre Sinitò, ma stranamente non si è incontrato con il sindaco di Taormina, col comitato pro Sinitò, con tutti i fedeli che hanno sempre sostenuto la buona fede e la correttezza politica e religiosa del parroco, non si è incontrato con tutti coloro che hanno organizzato una fiaccolata notturna per sostenere innocenza del prete. Se sarà mons. Lupò, padre Giacomo o padre Massimo a sostituire Salvatore Sinito a capo dell’Arcipretura di Taormina importa poco; : quello che conta è il volgare tradimento di quanti nel nome del Signore hanno pugnalato un prete che per la Chiesa ha speso gli anni più bella della sua vita.
