Dopo dieci anni di assenza torna al Vittorio Emanuele Sebastiano Lo Monaco, che è stato direttore artistico per la prosa dell’Ente Teatro di Messina dal 2000 al 2003. Torna con quello che è considerato il “suo” spettacolo per eccellenza: “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello, in scena dal 6 al 10 febbraio. Accanto a lui Marina Biondi, Isa Bellini, Clelia Piscitello, Claudio Mazzenga, Franca Maresa, Rosario Petix, Elena Aimone. La regia è quella “storica” di Mauro Bolognini, ripresa dallo stesso Lo Monaco. “Il berretto a sonagli”, rappresentato per la prima volta nel 1923, è uno dei testi pirandelliani più popolari. La trama, basata sul dissidio tra apparenza e verità, conformismo e autenticità, ha sempre attirato i più importanti attori italiani. Famose soprattutto le interpretazioni di Salvo Randone, Turi Ferro ed Eduardo De Filippo. Sebastiano Lo Monaco aveva già interpretato il dramma dello scrivano Ciampa, che sembra vivere il problema delle corna solo nel momento in cui queste diventano ufficialmente note a tutti, nei primi anni Novanta. È tornato al personaggio nel 2005 e da allora, pur dedicandosi anche ad altri testi, ha inanellato oltre duemila repliche ottenendo un grande successo di pubblico e di critica. Nello stesso 2005 l’attore siciliano ha avuto per questo ruolo la nomination a migliore attore protagonista ai Premi Olimpici. In questa nuova edizione Lo Monaco ha recuperato alcune preziose indicazioni registiche di Bolognini, che nelle sue note scriveva: «Il personaggio di Ciampa è il più moderno degli eroi pirandelliani. Un uomo che, tradito dalla moglie, accetta la condanna e la pena di spartire l’amore per la propria donna con un altro uomo, pur di non perderla. Un tema drammatico e attuale, che si voglia o no! Per tradizione questo personaggio è stato affrontato da attori alla fine della propria carriera, ad ogni modo avanti con gli anni. Questo travisava la forza drammatica di Ciampa, così eroico e pieno di umanità, una umanità silenziosa e astuta che gli dà la forza di difendere la sua infelicità coniugale, contro la società ridicola di quel tempo. Un personaggio insomma apparentemente piccolo, ma infinitamente grande»