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domenica, Novembre 24, 2024
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Bartolotta perde anche in Cassazione: dovrà lasciare il consiglio provinciale

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’ex sindaco di Santa Teresa di Riva ed ex commissario dell’Ente Fiera, nonché attuale consigliere provinciale di Sicilia Vera, Nino Bartolotta, contro la sentenza del tribunale di Messina, confermata in appello, che lo ha visto condannato, nel 2005, a due anni (pena sospesa) per peculato assieme ad altri due amministratori del centro jonico, l’ex assessore al turismo, Massimo Rizzo, e l’ex consigliere comunale Alessandro Fleres. Diventa esecutiva, quindi, l’interdizione dai pubblici uffici, per cui Bartolotta dovrà lasciare lo scanno occupato in consiglio provinciale dove era stato eletto nel 2008 nel collegio di Taormina per la lista “Autonomisti dell’Mpa” ispirata dall’on. Cateno De Luca. La vicenda processuale risale al periodo quando Bartolotta era primo cittadino di S. Teresa ed è legata alla trasferta, nel 2003, in Francia, nell’ambito di un gemellaggio tra il comune santateresino con quello della cittadina di Fuveau. Della delegazione faceva parte anche la moglie dell’ex primo cittadino.
A Bartolotta e ad altri due amministratori (Fleres e Rizzo) era stata contestata proprio la presenza delle rispettive consorti che pur facendo parte della delegazione non avrebbero potuto usufruire delle spese a carico del Comune. In primo grado Bartolotta era stato condannato a due anni (pensa sospesa) per peculato. A nulla è valso che i tre amministratori avessero restituito alle casse comunali le somme spese per l’ospitalità delle consorti. In seguito a questa sentenza Bartolotta, nel 2009, è stato sospeso dalla carica di consigliere provinciale per 18 mesi, e gli era subentrato Nino Muscarello, di Alì Terme. Nel 2010 Bartolotta è tornato al suo posto, in attesa del secondo grado. La Corte d’Appello, però, nel 2011 aveva confermato la sentenza di primo grado e ancora una volta Bartolotta dovette lasciare il consiglio provinciale, ma al suo posto non entrò più Tony Muscarello. Finita la sospensione di 12 mesi, Bartolotta era tornato sugli scanni di Palazzo dei Leoni.
In appello la pubblica accusa rappresentata da Ada Vitanza aveva chiesto la derubricazione dell’imputazione in abuso d’ufficio, ma il Tribunale non fu dello stesso avviso. Ed ora anche la Cassazione.

Bartolotta ed i suoi legali avevano sempre sostenuto che per lo stesso tipo di reato altri tribunali avevano applicato il meno grave abuso di ufficio e non il peculato. Era accaduto per il sindaco di San Giovanni Rotondo. La speranza era questa: la derubricazione. Così non è stato.

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