All’ inizio di ogni nuovo anno pastorale riprendono tutte le attività e tra queste vi è anche la catechesi. Di questo servizio come catechista e del suo coordinamento come responsabile, mi sono occupata per tanto tempo. Ma quest’anno per i miei numerosi impegni, ho dovuto fare un passo indietro per lasciare ad altri il delicato compito del coordinamento. Non a caso ho scelto le parole del libro del Qoelet estremamente calzanti per esprimere i miei sentimenti e il mio pensiero e per sottolineare che nella vita di ciascuno ci sono dei tempi ben precisi, stabiliti per il compimento di ogni nostra attività. Infatti ho sempre pensato che svolgere un servizio nella propria parrocchia significhi rispondere ad una chiamata che viene da Dio stesso, che attraverso i suoi presbiteri o in altro modo ci manifesta la sua volontà. Per questo motivo per me è stato importante dare a Dio e ai ragazzi il meglio di me senza nulla tralasciare, cercando di piantare un buon seme che in futuro potesse portare frutto. “Seminare e andare avanti senza farsi distogliere dalle difficoltà e dalle incomprensioni, anche e soprattutto quando la strada si fa più dura e quando non si vola su ali d’ aquila”, sono queste le parole che conservo nella mente e nel cuore, e che durante il cammino del progetto Tabor e dei tanti campi di formazione per i catechisti, ho fatto mie. Ringrazio Dio per la sua chiamata a cui ho cercato indegnamente di rispondere, ringrazio i presbiteri con cui ho collaborato e che mi hanno dato fiducia, don Salvatore Sinitò oggi arciprete della cattedrale di Taormina e mons. Giò Tavilla attuale parroco. Ringrazio anche le famiglie, ma soprattutto ringrazio i ragazzi ai quali ho dato tanto ma dai quali ho ricevuto tanto, imparando dalla loro semplicità a crescere ancora di più, per essere testimone credibile e come diceva Madre Teresa di Calcutta una matita nelle mani di Dio.
Maria Rita Prestipino
