SANTA TERESA DI RIVA – Ci sono difficoltà per ottenere le autorizzazioni a realizzare la via di fuga in alternativa alla via Sparagonà per un collegamento veloce tra il lungomare e la strada provinciale 23, bypassando il popoloso quartiere di Santa Teresa di Riva e la sua strada – budello. La pratica si è arenata al genio civile, mentre ancora l’Anas non ha firnito il proprio parere, cosa che ha già fatto, invece, Rfi. La strada per un lungo tratto dovrebbe modificare e restringere l’alveo del torrente Savoca, soluzione che non è gradita dal genio civile che dopo i fatti dell’alluvione 2009 ha stretto i registri per questo genere di opere “invasive” delle aree demaniali. Quindi tutto è fermo in attesa che si trovi una soluzione alternativa all’alternativa. Ciò un nuovo tracciato che lasci stare l’alveo del torrente ed invada le proprietà private. Operazione lunga e costosa che rischia di mandare a gambe all’aria la grande via di fuga e principalmente un collegamento rapido con l’area della protezione civile individuata limitrofa al torrente Savoca. Anche l’Anas sembra tentennare (la strada, così com’è prevista deve passare sotto il viadotto della ss114 e sotto il ponte ferroviario della Messina – Catania.L’assessore ai lavori pubblici, Salvatore Puglisi, però, non molla. “Non fasciamoci la testa prima del tempo – spiega – i contatti con gli enti interessati sono frequenti e stiamo lavorando ad ogni possibile soluzione. Quella di realizzare la strada sull’alveo del torrente era una idea fattibile fino al 2009, oggi i parametri di sicurezza sono altri, e bisognerà farsene una ragione”. L’amministrazione comunale, però, non molla ed invoca le esigenze di protezione civile. Questa via di fuga avrebbe anche la finalità di decongestionare il traffico sulla via Sparagonà che è poi la parte iniziale della strada provinciale 23 che raggiunge le frazioni di Quartarello, San Gaetano, Misserio e Fautarì e le frazioni di Casalvecchio e Furci. Attualmente è un budello che nelle ore di punta si trasforma in un inferno vero e proprio per gli utenti delle quattro ruote costretti a passaggi da lumaca per le forche caudine rappresentate dall’angusto sottopasso ferroviario. Figurasi cosa potrebbe succedere in caso di emergenza.