Rigettato l’appello per la condanna a due anni per peculato, Nino Bartolotta, al tempo dei fatti (2003) sindaco di Santa Teresa di Riva, resterà fuori dal consiglio provinciale per un altro anno, un nuovo periodo di sospensione previsto dalla legge nel caso in cui l’appello proposto dall’interessato avverso la condanna di primo grado, sia rigettato anche con sentenza non definitiva. Un anno dalla sentenza di rigetto. Sarà la cancelleria del tribunale o la segreteria del pubblico ministero a comunicare al Prefetto i provvedimenti giudiziari che comportano la sospensione. Il Prefetto, accertata la sussistenza di una causa di sospensione, provvede a notificare il relativo provvedimento agli organi che hanno convalidato l’elezione. Stessa procedura seguita in occasione della prima sospensione durata diciotto mesi e terminata nel giugno dell’anno scorso. Il ricorso in Cassazione non sospende la procedura di sospensione, ed in caso di soccombenza anche in terzo grado, Bartolotta decadrà di diritto dalla data del passaggio in giudicato della sentenza di condanna. In consiglio provinciale torna Nino Muscarello, primo dei non eletti nella lista dell’Mpa ispirata dall’on. De Luca. Muscarello che aveva chiesto inutilmente a Bartolotta di lasciargli il posto in consiglio provinciale data la sua condanna ostativa, aveva lasciato l’Mpa di De Luca ed era passato all’Udc di Matteo Francilia. Sta costando caro a Nino Bartolotta quel viaggio a Fuveau proprio sul finire del suo secondo mandato per il gemellaggio con la cittadina francese ed il suo comune. Della delegazione di Santa Teresa di Riva facevano parte il Sindaco, il vice sindaco Massimo Rizzo anche nella sua qualità di assessore al turismo, ed il consigliere comunale di maggioranza Sandro Fleres, con il seguito delle rispettive consorti. Della rappresentanza faceva parte, legittimamente, anche la vice segretaria che venne anche indagata, ma prosciolta in fase di istruttoria. I tre amministratori inclusero nelle spese di soggiorno anche le mogli. Da qui il peculato, condanna confermata anche in appello. Hanno difeso gli avvocati Carmelo Scillia, Giovanni Calamoneri, Antonio Scarcella e Pietro Santoro.