Cinquant’anni fa, all’età di 40 anni, moriva Fausto Coppi. Il 2 gennaio 1960, l’airone dei pedali, vincitore di 5 edizioni del Giro d’Italia (1940, 1947, 1949, 1952 e 1953), di 2 trionfi al Tour de France (1949 e 1952) di 3 vittorie alla Milano-Sanremo (1946, 1948 e 1949), spiccava l’ultima volata. La bacheca, del campionissimo, comprende anche i successi alla Parigi-Roubaix e alla Freccia Vallone nel 1950. Campione del mondo nel 1953, mentre nel 1947 e nel 1949 conquistò il titolo iridato nell’inseguimento. Con 45,798 km, invece, fu primatista dell’ora dal 1942 al 1956. Fra le sue vittorie vanno ricordate anche le cinque affermazioni al Giro di Lombardia (1946, 1947, 1948, 1949 e 1954). In totale il campionissimo vinse 122 competizioni. E’ stato un vero campione che ancora oggi le sue scalate sono leggendarie, come la rivalità con l’amico Gino Bartali, che divise l’Italia nell’immediato dopoguerra. Memorabile lo scambio di boraccia fra i atleti che forse sono stati i più importanti cicilisti italiani di sempre. Coppi e Bartali avevano in comune un doloroso ricordo: entrambi avevano perso un fratello per il ciclismo. Giulio Bartali era morto a neanche vent’anni nel 1936 per un incidente contro un’auto durante una corsa, mentre Serse Coppi morì nel 1951 per una caduta durante la volata finale al Giro del Piemonte. Fausto Coppi era dotato di una notevole agilità muscolare e di un sistema cardiorespiratorio fuori dal comune, qualità che ne esaltavano la resistenza sotto sforzo, però la struttura ossea molto fragile e le ripetute fratture lo costrinsero tuttavia a pause forzate durante l’intero arco d’attività. Fu sconfitto dalla malaria, contratta in Africa, durante una battuta di caccia. Rientrato in Italia, il 29 dicembre, le sue condizioni peggiorarono e il 2 gennaio del 1965, alle ore 8.45, moriva il campionissimo.
Gianni Arpi