Furci Siculo – Abbiamo ricevuto parecchie e-mail sul randagismo, sui cani di Furci (via Madonna delle Grazie), sul branco che è causa di paura e di terrore. Per saperne di più la nostra Simona Bordonaro è andata ad intervistare Simona Ruberto , responsabile comunale della sezione Lida. Ecco il servizio.
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Allarme branco. Ed è subito terrore. Nelle ultime settimane è aumentata in modo vertiginoso la paura verso i randagi; ancor più accresciuta dai luttuosi fatti che hanno tristemente segnato un paesino in provincia di Ragusa. Comprensibile oggi la paura nutrita da coloro che questa realtà non la conoscono; giustificabile la necessità di chi invece con questo mondo ci si confronta giornalmente, difendere e dare voce ai propri amici a quattro zampe. In seguito alle polemiche sorte per via del gruppo di randagi presente nel comune di Furci, abbiamo sentito il dovere oggi di capire, informare i nostri lettori su una questione poco conosciuta e proprio per questo temuta: il randagismo. Protagonista della nostra intervista il responsabile della sezione comunale della Li.d.a.(Lega Italiana per i diritti degli animali): Simona Ruberto (nella foto).
– Qual è ad oggi la situazione del gruppo di randagi presente a Furci?
“A Furci ci sono cinque randagi. Sono stati tutti sterilizzati, vaccinati, microchippati. Sono tenuti sotto controllo da una persona che da loro cibo e mi tiene come punto di riferimento fisso per qualsiasi necessità”.
– Non è illegale lasciare questi cani per la strada?
“No. La legge 281/91 prevede il cane di quartiere. Sottolineo che sono cani sani, controllati”.
– Cosa è il cane di quartiere?
“Il cane di quartiere è una forma di adozione dei randagi. Adottato dagli abitanti di una zona, il cane può rimanere libero di circolarvi ma gli sono garantite le cure fondamentali”.
– Quindi i cani di Furci possono essere definiti cani di quartiere?
“Si. Certo che si”.
– Tanti sono i randagi che lei ha salvato in questi anni. Tutti questi randagi dove si trovano?
“Sono stati accolti in strutture esistenti al nord; per lo più Torino, Bologna, Milano, Venezia e Firenze”.
– Cosa pensa del randagismo?
“E’ una piaga sociale che va combattuta, ma combattuta in modo appropriato, corretto, dignitoso. Non siamo nel far-west, siamo persone civili. Il primo passo per la lotta al randagismo è la sterilizzazione. E poi bisogna avvicinarli, prendersene cura, sterilizzarli soprattutto, così da non far entrare le femmine in calore e togliere nei maschi il senso del dominio. E’ quell’istinto che può dar vita ad un branco. I cani del nostro hinterland sono stati tutti sterilizzati; questo rischio da noi non esiste!”
– La gente a Furci ha paura. Se non riuscirà a far capir loro la non pericolosità di questi animali, come si comporterà?
“Ovviamente cercherò di farli accogliere in qualche struttura del nord; una struttura seria ed adeguata però. Ad oggi ho temporeggiato perché sono cani abituati a vivere liberamente, non abituati al collare né al guinzaglio. Mi si dice di essere una fanatica dei cani ma io cerco solo di dar voce a chi non può difendersi. E poi si combatte il randagismo, ma ci siamo mai chiesti chi determina questo randagismo? Ebbene si: l’uomo!”
E’ sacrosanto poter non provare interesse verso i cani; ciascuno di noi è unico proprio perché animato da una differente propensione! Però bisogna parlare, sapere, confrontarsi con chi in quel settore è più esperto; non bisogna mai generalizzare! Perché un gruppo di quadrupedi che zompetta per il paese non è un branco feroce assetato di sangue. Un gruppo di quadrupedi vaccinato, nutrito e sterilizzato che zompetta per il paese è solo un gruppo di amici a quattro zampe!